Siamo abituati ad apprezzarli in quelle arti in cui riescono a farci emozionare, le arti con le quali si sono affermati al grande pubblico, con stili a volte singolari ed irripetibili che ce li fanno amare.
Siamo spesso incapaci di scindere la figura di questi artisti da quella delle loro opere, in realtà dietro a quelle c’è un uomo o una donna che coltivano passioni ed interessi che divergono dal “lavoro” abituale.
Si conosce ormai bene la passione di Federico Fellini per i fumetti, passione che lo portò a collaborare con Milo Manara, anche a due fumetti: Viaggio a Tulum e Il viaggio di G. Mastorna, detto Fernet. Il grande regista Stanley Kubrick amava invece gli scacchi ed il baseball. È nota la predilezione per il clarinetto di Woodi Allen o quella di John Lennon per il disegno, conosciutissime infatti le litografie erotiche in cui l’ex Beatles metteva a nudo le sue predilezioni sessuali e quelle della sua compagna Yoko Ono. E la passione per le arti figurative raccoglie anche tanti altri importanti artisti, dal premio Nobel, Dario Fo a Paolo Conte, passando per Battiato e Gino Paoli, per finire con Jovanotti e Luca Carboni per rimanere nel contesto italiano.
Forse però in pochi sanno che Leopardi amava molto la cucina e che questa sua passione lo ha portato a diventare un esperto gourmet, capace di andare alla ricerca del mangiar bene, di sapori ed accostamenti che rimandassero alla tradizione culinaria italiana.
È la scoperta che hanno fatto gli autori, Domenico Pasquariello ed Antonio Tubelli, del libro, da poco in libreria, Leopardi a tavola (editore Logo Fausto Lupetti). La pubblicazione è nata dopo il ritrovamento di alcuni fogli ingialliti sui quali l’autore de Il sabato del villaggio e di A Silvia, aveva appuntato alcune delle ricette di cucina che aveva elaborato nel suo periodo a Napoli. «Leopardi – spiegano gli autori – può essere considerato una sorta di “Garibaldi della cucina italiana”: mezzo secolo prima di Pellegrino Artusi le ricette del catalogo leopardiano unificano il territorio nazionale, con specialità che spaziano dalla Liguria alla Sicilia, passando per Marche, Romagna, Lazio e naturalmente Campania».
Ma Leopardi è in buona compagnia se si pensa che E.M. Hemingway si appassionasse alla sfida dei tori di Pamplona o per le partite di caccia nella savana africana. L’autore de Il vecchio e il mare si dilettava però anche con il bob, riuscendo ad ottenere anche dei successi a livello locale. « La slitta scivola veloce fin dai primi attimi – diceva Hemingway del bob - ed in poco tempo raggiunge una velocità, mai provata prima. Ci si siede senza appiglio, a soli dieci pollici sopra al ghiaccio ed è per questo che ci vogliono nervi saldi».
Ma c’è chi invece come Alfred Hitchcock più che una passione aveva una specie di vezzo. Conosceva perfettamente l’America sebbene non ci avesse mai messo piede. Nella sua biografia si legge che gli amici lo chiamassero per avere consigli su locali e gli itinerari da seguire a New York e lui dava puntualmente le informazioni del caso servendosi delle sua perfetta conoscenza della città basata esclusivamente sullo studio approfondito della cartina stradale e sulle informazioni che riusciva ad avere dalle riviste e dai racconti di altre persone.
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