A domeniche ecologiche, targhe alterne e raccolta differenziata siamo ormai abituati, adesso, in nome della salvaguardia dell’ambiente, prepariamoci all’uso intelligente dei dispositivi elettronici che usiamo quotidianamente, cellulari e computer in testa.
Da un’indagine realizzata lo scorso giugno dalla società di consulenza tecnologica e finanziaria Gartner, è emerso che nel mondo il numero dei pc ha ormai superato il miliardo e che la proiezione per il 2014 è per il doppio, cifra che lieviterà per l’ascesa di paesi emergenti come Brasile ed India. Per il numero di cellulari si parla, invece, di cifre intorno ai 5 miliardi e l’Italia è uno dei paesi con il più alto numero in relazione alla popolazione.
In base a queste stime si può tranquillamente affermare che il computer e telefoni cellulari siano diventati un serio problema per l'ambiente, sia per i consumi energetici, aumentati in maniera spropositata, che per i materiali utilizzati per la loro costruzione, spesso tossici e dannosi per la natura.
È soprattutto il problema dello smaltimento dei rifiuti tecnologici quello che preoccupa di più, i vecchi pc e cellulari, di cui ci disfiamo sempre più frequentemente, finiscono nelle discariche insieme a tutti gli altri rifiuti mentre sarebbe opportuno, visto la presenza di alcuni materiali altamente inquinanti, che venissero destinati a siti specifici.
In questi anni sono molte le aziende che si stanno muovendo per cercare di ridurre l’impatto ambientale dei loro prodotti. Per quanto riguarda il mondo dei pc, il WWF ha istituito un consorzio chiamato Climate Savers Computing Iniziative, il quale punta a coinvolgere le imprese nella costruzione di computer maggiormente rispettosi dell'ambiente.
Obiettivo del consorzio è quello di realizzare entro il 2010 dei computer capaci di ridurre le emissioni gassose di anidride carbonica di circa 54 milioni di tonnellate l'anno, l'equivalente di quelle di 11 milioni di automobili. Se ciò avvenisse si avrebbe un risparmio energetico annuo di circa 5 miliardi di dollari.
La politica ecologica della Climate Savers punta inoltre a promuovere delle campagne educative indirizzate ai consumatori capaci di far conoscere i modi in cui è possibile utilizzare il computer in maniera eco-intelligente.
Aldilà dei buoni propositi, ci sono aziende, come la Zonbu e la Linutop, che hanno da poco lanciato sul mercato pc a bassissimo impatto ambientale. Desktop che consumano meno di una lampadina (131 kWh/anno contro i 1.534 kWh/anno degli altri pc) e che sono costruiti con materiali facilmente smaltibili. I computer in questione hanno delle dimensioni molto ridotte rispetto ai ‘case’ che conosciamo e ridotto è anche il prezzo, 99 euro per il modello offerto dalla Zonbu (a cui si devono aggiungere circa 15 euro di ‘affitto’ al mese per due anni). I pc utilizzano un sistema operativo open source (Linux in particolare) che non solo permette di abbattere i costi e mantenere basso il prezzo, ma essendo più ‘leggero’ e quindi più veloce rispetto a Windows diminuisce la quantità di energia richiesta e allo stesso tempo logora meno il pc allungando la vita media ed allontanando il momento della dismissione in discarica. L’unico inconveniente è che questi computer ecologici non posseggono un vero e proprio hard disk, i dati vengono salvati on line in blocchi da 25, 50 o 100 GB oppure in una chiavetta usb. Non è poi possibile installare programmi diversi da quelli pre-installati. Insomma si tratta di macchine economiche ed allo stesso tempo ecologiche pensate per svolgere le attività elementari, dal controllo della posta elettronica alla video scrittura.
Un’iniziativa simile a quella del Climate Savers Computing Iniziative portata avanti dal WWF, l’ha promossa Greenpeace che ogni anno assegna il suo Greenest Electronics Award alle aziende elettroniche che meglio si sono distinte nella politica di gestione ambientale. Obiettivo dell’iniziativa sensibilizzare le società produttrici ad avviare politiche eco-compatibili, eliminare l’uso di sostanze tossiche ed inquinanti, aumentare la quantità di materie riciclabili nei nuovi prodotti e allo stesso tempo aumentare il livello di riciclo di quelli vecchi.
Quest’anno la palma del vincitore è andata alla SonyEricsson che ha messo in commercio nuovi prodotti che non contengono PVC e quelli già in commercio a partire da gennaio scorso sono privi di antimonio, berillio e ftalati. Il punteggio di SonyEricssonCon arriva però solo a 5,1 quindi appena sopra la metà del massimo punteggio possibile, il che lascia pensare che ancora tanto bisogna fare.
A seguire troviamo Sony, Nokia e Samsung, mentre agli ultimi tre posti troviamo rispettivamente LG Electronics, Microsoft e Nintendo.
Proprio la questione dello smaltimento dei rifiuti e del successivo riciclo assume una valenza importante quando si parla di cellulari. Troppo spesso si ha la tendenza a cambiare il proprio telefonino anche quando funziona ancora benissimo, non facendo altro che aumentare la quantità di rifiuti tecnologici.
Per quanto riguarda l’universo cellulari è il caso di citare l’iniziativa di Samsung che lo scorso novembre ha messo sul mercato un cellulare (E200 eco) costruito con materiali eco-compatibili. Il telefono è infatti realizzato in bio-plastica, una miscela di policarbonato con il 40% di PLA estratto dalle piante, come il mais. Il PLA ha un importante particolarità, si dissolve in acqua insieme alle particelle di anidride carbonica alla fine del ciclo di vita del prodotto. L’azienda fa inoltre sapere di voler estendere l’uso della bio-plastica nel tentativo di abbattere le emissioni inquinanti. Il cellulare è poi fornito di un sistema che avverte quando è il momento di staccare il caricabatteria dalla presa una volta completata la ricarica per evitare sprechi inutili di energia elettrica.
Il modello è essenziale ed ultrasottile, display a colori, fotocamera da 1,3 megapixel e lettore Mp3. Anche il prezzo è sostenibile: solo 99 euro.
Ma mi raccomando non correte subito a comprarlo, almeno aspettate che scada la garanzia del vostro ‘vecchio’ cellulare.
Box informativo
La produzione di bio-plastiche si realizza anche in Umbria, a Terni è presente lo stabilimento della Novamant.
www.materbi.com
Curiosità
Asus sta testando da qualche tempo un nuovo notebook, in questo caso ecobook, con il case interamente realizzato in bambù. Attualmente il prototipo è in fase di monitoraggio per i test sulla resistenza al surriscaldamento. A breve potremmo trovarci tra le mani un pc realizzato con materiale naturale, di facile reperimento ed al 100% ecocompatibile.
venerdì 6 febbraio 2009
La strana storia del ciliegino pachino made in Israele
Siete anche voi tra quelle persone che ogni tanto si intrattengono in discorsi che hanno come tema il fatto che i cibi di oggi non hanno più il sapore di quando eravamo bambini? Beh sebbene lo possa sembrare questo non è un uno dei soliti discorsi che si fanno quando non si ha altro da dire (anche se l’argomento meteorologico è quello più gettonato in questi casi) alla base di simili considerazioni ci sono delle reali motivazioni.
In tre secoli, infatti, si sono persi solo in Italia 6000 varietà di frutta: alla fine del XVIII secolo ne esistevano più di 8000, oggi se ne contano a malapena 2000. Il caso più eclatante è quello della mela. All’inizio del ‘900 in Europa se ne conoscevano 5000 varietà, adesso non superano le 1800, e in Italia l’80% delle mele prodotte appartiene a solo 4 gruppi (le americane Red Delicious e le Golden Delicious, l’australiana Granny Smith e la neozelandese Gala). Stesso discorso può essere fatto può essere fatto per gli ortaggi. Più del 90% delle sementi delle varietà oggi in commercio è costituita da ibridi brevettati recentemente (solo il 3% delle varietà ha più di 35 anni). Anche il FAO (l'Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura) ha lanciato l’allarme: nell’ultimo secolo nel mondo sono scomparsi i tre quarti delle diversità genetiche delle colture agricole. In questo anche la burocrazia ci ha messo lo zampino dato che non è possibile utilizzare semi prodotti nella propria azienda, né tantomeno scambiarli con un altro coltivatore. Il perché è presto detto: tutte le sementi devono essere registrate e dal momento della registrazione parte un processo che in sostanza consegna le varietà di semi nelle mani delle aziende iscritte all' Albo ufficiale, per lo più multinazionali, che hanno tutto l’interesse per cercare di imporre al mercato il proprio prodotto mettendo in circolazione quelli di maggiori consumo. Si finisce con l’avere uno dei prodotti tipici dell’agricoltura italiana, i pomodorini ciliegini, i pachino, nelle mani di un’azienda israeliana, mentre i semi dei coltivatori locali che da secoli hanno coltivato quei prodotti nelle proprie terre vedono le loro sementi diventare ‘fuorilegge’.In questi ultimi anni proprio per sostenere e difendere i produttori locali dalle potenti multinazionali, ma soprattutto per garantire la biodiversità degli alimenti e la non omologazione dei gusti, sono nate in tutte le parti del mondo associazioni e gruppi che cercano di conservare, sostenere e incrementare la produzione di frutta, ortaggi e simili prodotti della terra tramite le sementi autoctone. L’esempio forse più importante è quello offerto dall’italiana Slow Food che nel 2003 ha creato una Fondazione per la Biodiversità. Grazie alle donazioni raccolte, finanzia progetti a salvaguardia della biodiversità in oltre 50 Paesi, promuove un’agricoltura sostenibile, rispettosa dell’ambiente, dell’identità culturale dei popoli, della salute dei consumatori e del benessere animale.
Con oltre 300 presìdi in tutto il mondo ed oltre 700 prodotti agroalimentari in via d’estinzione sotto la sua tutela è la più grande organizzazione mondiale in materia.
Ma in tutto il mondo esistono anche realtà meno ramificate ma altrettanto attive. Prendono il nome di ‘seed saver’, letteralmente ‘conservatore di sementi’. Si tratta di associazioni che cercano di custodire le sementi che altrimenti andrebbero perdute, i semi vengono catalogati, fatti conoscere e scambiati tra i membri delle diverse comunità. Ne esistono tante anche in Italia vedi la Rete Semi Rurali e Civiltà Contadina per citare solo quelle più vicine al nostro territorio. La Regione Umbria insieme all’Università degli Studi ed ad alcune aziende locali ha poi iniziato da qualche anno dei progetti che mirano alla difesa della biodiversità sia agroalimentare che vegetale.
Insomma se addentando una mela o mangiando quella pasta alla norma che da piccoli vi faceva impazzire vi rendete conto che il gusto non è proprio quello che vi sareste aspettati vi consiglio di andare a trovare o di contattare il vostro seed saver di fiducia e vedrete che noterete la differenza.
Link utili
http://www.civiltacontadina.it/
http://www.parco3a.org/index.html
http://www.slowfood.it/
http://www.fondazioneslowfood.it/
http://www.biodiversita.info/
http://www.gardenorganic.org.uk/
http://www.semirurali.net/modules/home/index.php?content_id=1
http://www.arche-noah.at/etomite/index.php?id=25
http://www.amicidelrugareto.com
In tre secoli, infatti, si sono persi solo in Italia 6000 varietà di frutta: alla fine del XVIII secolo ne esistevano più di 8000, oggi se ne contano a malapena 2000. Il caso più eclatante è quello della mela. All’inizio del ‘900 in Europa se ne conoscevano 5000 varietà, adesso non superano le 1800, e in Italia l’80% delle mele prodotte appartiene a solo 4 gruppi (le americane Red Delicious e le Golden Delicious, l’australiana Granny Smith e la neozelandese Gala). Stesso discorso può essere fatto può essere fatto per gli ortaggi. Più del 90% delle sementi delle varietà oggi in commercio è costituita da ibridi brevettati recentemente (solo il 3% delle varietà ha più di 35 anni). Anche il FAO (l'Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura) ha lanciato l’allarme: nell’ultimo secolo nel mondo sono scomparsi i tre quarti delle diversità genetiche delle colture agricole. In questo anche la burocrazia ci ha messo lo zampino dato che non è possibile utilizzare semi prodotti nella propria azienda, né tantomeno scambiarli con un altro coltivatore. Il perché è presto detto: tutte le sementi devono essere registrate e dal momento della registrazione parte un processo che in sostanza consegna le varietà di semi nelle mani delle aziende iscritte all' Albo ufficiale, per lo più multinazionali, che hanno tutto l’interesse per cercare di imporre al mercato il proprio prodotto mettendo in circolazione quelli di maggiori consumo. Si finisce con l’avere uno dei prodotti tipici dell’agricoltura italiana, i pomodorini ciliegini, i pachino, nelle mani di un’azienda israeliana, mentre i semi dei coltivatori locali che da secoli hanno coltivato quei prodotti nelle proprie terre vedono le loro sementi diventare ‘fuorilegge’.In questi ultimi anni proprio per sostenere e difendere i produttori locali dalle potenti multinazionali, ma soprattutto per garantire la biodiversità degli alimenti e la non omologazione dei gusti, sono nate in tutte le parti del mondo associazioni e gruppi che cercano di conservare, sostenere e incrementare la produzione di frutta, ortaggi e simili prodotti della terra tramite le sementi autoctone. L’esempio forse più importante è quello offerto dall’italiana Slow Food che nel 2003 ha creato una Fondazione per la Biodiversità. Grazie alle donazioni raccolte, finanzia progetti a salvaguardia della biodiversità in oltre 50 Paesi, promuove un’agricoltura sostenibile, rispettosa dell’ambiente, dell’identità culturale dei popoli, della salute dei consumatori e del benessere animale.
Con oltre 300 presìdi in tutto il mondo ed oltre 700 prodotti agroalimentari in via d’estinzione sotto la sua tutela è la più grande organizzazione mondiale in materia.
Ma in tutto il mondo esistono anche realtà meno ramificate ma altrettanto attive. Prendono il nome di ‘seed saver’, letteralmente ‘conservatore di sementi’. Si tratta di associazioni che cercano di custodire le sementi che altrimenti andrebbero perdute, i semi vengono catalogati, fatti conoscere e scambiati tra i membri delle diverse comunità. Ne esistono tante anche in Italia vedi la Rete Semi Rurali e Civiltà Contadina per citare solo quelle più vicine al nostro territorio. La Regione Umbria insieme all’Università degli Studi ed ad alcune aziende locali ha poi iniziato da qualche anno dei progetti che mirano alla difesa della biodiversità sia agroalimentare che vegetale.
Insomma se addentando una mela o mangiando quella pasta alla norma che da piccoli vi faceva impazzire vi rendete conto che il gusto non è proprio quello che vi sareste aspettati vi consiglio di andare a trovare o di contattare il vostro seed saver di fiducia e vedrete che noterete la differenza.
Link utili
http://www.civiltacontadina.it/
http://www.parco3a.org/index.html
http://www.slowfood.it/
http://www.fondazioneslowfood.it/
http://www.biodiversita.info/
http://www.gardenorganic.org.uk/
http://www.semirurali.net/modules/home/index.php?content_id=1
http://www.arche-noah.at/etomite/index.php?id=25
http://www.amicidelrugareto.com
Come non sei su Facebook?
Non so se ci avete fatto caso anche voi, ma ultimamente che ci si trovi in un bar, in una qualsiasi sala d’aspetto, all’università, ad una cena, ovunque insomma, si sente sempre più spesso pronunciare la parola Facebook. Capita spesso di salutarsi con un amico con la promessa di continuare il discorso appena interrotto sulle pagine del social network più in voga del momento. Torni a casa ed effettivamente lo trovi lì ad aspettarti, magari un po’ scocciato perché credeva fossi subito corso ad aprire il ‘Libro delle facce’.
La traduzione non è per niente sbagliata, in quanto Facebook è nato il 4 febbraio 2004, grazie all’idea dell’allora ventenne Mark Zuckeberg e di alcuni suoi compagni di studio, proprio per mettere on line il volume (in gergo facebook) con i profili degli iscritti all’università di Harvard. Da allora è stato un continuo successo che ha visto concentrare tra le mani di Zuckeberg un colosso che stime attendibili valutano intorno agli otto miliardi di dollari, con 120 milioni di utenti attivi nel mondo. Se si pensa che anche Barak Obama ha usato Facebook per coinvolgere i suoi sostenitori nella campagna elettorale alle presidenziali statunitensi si riesce a farsi un’idea della forza di questo fenomeno.
In Italia il boom di accessi si è registrato negli ultimi mesi, se all’inizio del 2008 erano appena 100 mila le presenze italiane, in estate erano passate ad un milione, ed alla fine dell’anno scorso avevano superato i 4 milioni di utenti.
Le modalità di iscrizione sono immediate. Si può entrare a far parte del network dopo aver ricevuto una mail con cui un tuo amico t’invita a registrarti per poter visitare il suo profilo o si può accedere direttamente dalla pagina iniziale che hai raggiunto grazie al passaparola.
Una volta registrati (si consiglia di utilizzare nome e cognome reali altrimenti i nostri amici come fanno a riconoscerci?) non resta che compilare i campi utili alla creazione del nostro profilo (più informazioni diamo al network maggiore sarà la possibilità di trovare persone che conosciamo o che condividono i nostri stessi interessi) inserire qualche foto che ci renda riconoscibili visivamente e anche noi avremo un posto su ‘FacciaLibro’.
Il passo successivo è la ricerca di amici. È questa la parola chiave, la vera forza che sta alla base del fenomeno, forse la cosa che ha sancito la vittoria di Facebook su tutti gli altri social network (MySpace, Netlog, Flickr). La capacità di ricreare in pochi passi tutta una rete di rapporti in grado di dare l’illusione di una reale ed immediata condivisione.
La rete, infatti, ti permette di rimanere sempre in contatto con i tuoi amici, conoscere nuove persone, condividere le tue e le loro esperienze e riallacciare i contatti con persone con cui ti eri perso di vista: compagni di classe (magari quello con cui non facevi altro che litigare ai tempi della scuola e che adesso ti chiede di poter diventare tuo amico), di università (quella che non si girava quando le chiedevi di darti una mano durante uno scritto), il vicino di casa che dieci anni fa aveva lasciato la tua città per trasferirsi in Australia e tutte le altre persone che per un motivo o per un altro sono uscite dalla tua vita. Insomma poi dipende da che significato vogliamo dare alla parola amicizia on line, sta di fatto che nel giro di poco tempo il numero di ‘amici di Faccia Libro’ crescerà vertiginosamente.
Un capitolo a parte quello della pubblicazione delle foto, degli album fotografici e dei relativi commenti. Gioie e dolori visto che se da una parte fa sempre piacere condividere con gli altri i momenti di festa in cui molte immagini ci ritraggono, dall’altra fa meno piacere vedersi taggati in situazioni a dir poco imbarazzanti. Ritrovi la foto di quella sera in cui avevi un tantino alzato il gomito o quella di tanti anni fa, in cui ti eri fatta fotografare da un’amica (la stessa carogna che adesso ha divulgato questo scempio) nel momento in cui ti eri resa conto di aver completamente sbagliato il colore della tintura per capelli e, oltre al danno la beffa, ti tocca anche leggere e rispondere ai puntuali commenti ironici dei tuoi “amici”.
Il network ha poi una caratteristica molto importante, dà all’utente la possibilità di comunicare su due livelli, uno pubblico ed uno privato. Per il primo ci si serve del cosiddetto wall (bacheca) nel quale qualsiasi cosa si decida di scrivere, commentare o pubblicare è visibile a tutta la rete di amici (amici degli amici compresi). Il secondo livello, la posta, è invece quello che viene normalmente usato per comunicazioni più dirette oppure semplicemente private, quelle per intenderci che non si vogliono condividere con quegli impiccioni degli altri amici. Che sia un flirt, la richiesta di un consiglio o un semplice scambio di opinioni, l’importante che rimanga una comunicazione privata, d’altro canto su Facebook anche i wall hanno orecchie.
Il network comprende poi anche una sezione dedicata alle cause, dalle più serie a quelle meno, alle quali si può partecipare con una semplice sottoscrizione o con un contributo finanziario. Questo carattere di movimentazione sociale ha avuto successo anche per l’organizzazione di incontri e raduni, a Genova qualche mese fa, grazie al passaparola su Facebook sono riusciti ad organizzazione una manifestazione nel centro della città per protestare contro un’ordinanza del comune. Mentre a Perugia, usando lo stesso principio, si è riusciti ad organizzare con successo il primo raduno cittadino degli utenti di ‘FacciaLibro’.
Insomma un fenomeno che per molti è diventato una sorta di droga: c’è chi dichiara di passarci pochi minuti al giorno giusto per vedere che succede e chi lo tiene continuamente accesso nella speranza di trovarci il messaggio di qualcuno che gli interessa. C’è chi lo ama in modo viscerale e chi lo odia con tutto se stesso e giura che non ci metterà mai piede, c’è chi lo usa per rilassarsi e chi per lavoro.
Molti altri sarebbero gli aspetti da analizzare ma tanto della fastidiosa chat che si disconnette di continuo, della snervante lotta contro applicazioni, inviti a gruppi, giochi e cause assurde, dei cambi repentini di status sentimentale e di test di ogni tipo siete già a conoscenza per esperienza diretta.
Quindi mi scuserete se torno su Facebook, devo comunicare a tutti i miei amici che ho finito di scrivere questo articolo!!!
Box
Gli altri social network
http://www.myspace.com
Fino ad aprile il re dei social network
E’ possibile costruire una propria pagina, avere un blog, costituire dei gruppi, inserire musica e video.
http://it.netlog.com
Fare conoscenze in rete, condividere musica, video e creare gruppi.
http://badoo.com/
Fare conoscenze in rete.
http://www.flickr.com
Sulla falsariga del più conosciuto YouTube solo che qui piuttosto che video vengono condivise fotografie.
http://www.linkedin.com
Social network professionale. Mette in contatto persone che lavorano in ambiti professionali affini. Una sorta di curriculum vitae digitale che se usato bene permette di allargare la propria rete di relazioni professionali.
http://www.2spaghi.it
Italianissimo. Offre recensioni e consigli per chi non sa dove andare a cena. Per la consultazione non è necessario iscriversi.
http://www.tripadvisor.it
Segnalazioni su alberghi, servizi e città da visitare in tutto il mondo. Dateci un’occhiata prima di partire.
La traduzione non è per niente sbagliata, in quanto Facebook è nato il 4 febbraio 2004, grazie all’idea dell’allora ventenne Mark Zuckeberg e di alcuni suoi compagni di studio, proprio per mettere on line il volume (in gergo facebook) con i profili degli iscritti all’università di Harvard. Da allora è stato un continuo successo che ha visto concentrare tra le mani di Zuckeberg un colosso che stime attendibili valutano intorno agli otto miliardi di dollari, con 120 milioni di utenti attivi nel mondo. Se si pensa che anche Barak Obama ha usato Facebook per coinvolgere i suoi sostenitori nella campagna elettorale alle presidenziali statunitensi si riesce a farsi un’idea della forza di questo fenomeno.
In Italia il boom di accessi si è registrato negli ultimi mesi, se all’inizio del 2008 erano appena 100 mila le presenze italiane, in estate erano passate ad un milione, ed alla fine dell’anno scorso avevano superato i 4 milioni di utenti.
Le modalità di iscrizione sono immediate. Si può entrare a far parte del network dopo aver ricevuto una mail con cui un tuo amico t’invita a registrarti per poter visitare il suo profilo o si può accedere direttamente dalla pagina iniziale che hai raggiunto grazie al passaparola.
Una volta registrati (si consiglia di utilizzare nome e cognome reali altrimenti i nostri amici come fanno a riconoscerci?) non resta che compilare i campi utili alla creazione del nostro profilo (più informazioni diamo al network maggiore sarà la possibilità di trovare persone che conosciamo o che condividono i nostri stessi interessi) inserire qualche foto che ci renda riconoscibili visivamente e anche noi avremo un posto su ‘FacciaLibro’.
Il passo successivo è la ricerca di amici. È questa la parola chiave, la vera forza che sta alla base del fenomeno, forse la cosa che ha sancito la vittoria di Facebook su tutti gli altri social network (MySpace, Netlog, Flickr). La capacità di ricreare in pochi passi tutta una rete di rapporti in grado di dare l’illusione di una reale ed immediata condivisione.
La rete, infatti, ti permette di rimanere sempre in contatto con i tuoi amici, conoscere nuove persone, condividere le tue e le loro esperienze e riallacciare i contatti con persone con cui ti eri perso di vista: compagni di classe (magari quello con cui non facevi altro che litigare ai tempi della scuola e che adesso ti chiede di poter diventare tuo amico), di università (quella che non si girava quando le chiedevi di darti una mano durante uno scritto), il vicino di casa che dieci anni fa aveva lasciato la tua città per trasferirsi in Australia e tutte le altre persone che per un motivo o per un altro sono uscite dalla tua vita. Insomma poi dipende da che significato vogliamo dare alla parola amicizia on line, sta di fatto che nel giro di poco tempo il numero di ‘amici di Faccia Libro’ crescerà vertiginosamente.
Un capitolo a parte quello della pubblicazione delle foto, degli album fotografici e dei relativi commenti. Gioie e dolori visto che se da una parte fa sempre piacere condividere con gli altri i momenti di festa in cui molte immagini ci ritraggono, dall’altra fa meno piacere vedersi taggati in situazioni a dir poco imbarazzanti. Ritrovi la foto di quella sera in cui avevi un tantino alzato il gomito o quella di tanti anni fa, in cui ti eri fatta fotografare da un’amica (la stessa carogna che adesso ha divulgato questo scempio) nel momento in cui ti eri resa conto di aver completamente sbagliato il colore della tintura per capelli e, oltre al danno la beffa, ti tocca anche leggere e rispondere ai puntuali commenti ironici dei tuoi “amici”.
Il network ha poi una caratteristica molto importante, dà all’utente la possibilità di comunicare su due livelli, uno pubblico ed uno privato. Per il primo ci si serve del cosiddetto wall (bacheca) nel quale qualsiasi cosa si decida di scrivere, commentare o pubblicare è visibile a tutta la rete di amici (amici degli amici compresi). Il secondo livello, la posta, è invece quello che viene normalmente usato per comunicazioni più dirette oppure semplicemente private, quelle per intenderci che non si vogliono condividere con quegli impiccioni degli altri amici. Che sia un flirt, la richiesta di un consiglio o un semplice scambio di opinioni, l’importante che rimanga una comunicazione privata, d’altro canto su Facebook anche i wall hanno orecchie.
Il network comprende poi anche una sezione dedicata alle cause, dalle più serie a quelle meno, alle quali si può partecipare con una semplice sottoscrizione o con un contributo finanziario. Questo carattere di movimentazione sociale ha avuto successo anche per l’organizzazione di incontri e raduni, a Genova qualche mese fa, grazie al passaparola su Facebook sono riusciti ad organizzazione una manifestazione nel centro della città per protestare contro un’ordinanza del comune. Mentre a Perugia, usando lo stesso principio, si è riusciti ad organizzare con successo il primo raduno cittadino degli utenti di ‘FacciaLibro’.
Insomma un fenomeno che per molti è diventato una sorta di droga: c’è chi dichiara di passarci pochi minuti al giorno giusto per vedere che succede e chi lo tiene continuamente accesso nella speranza di trovarci il messaggio di qualcuno che gli interessa. C’è chi lo ama in modo viscerale e chi lo odia con tutto se stesso e giura che non ci metterà mai piede, c’è chi lo usa per rilassarsi e chi per lavoro.
Molti altri sarebbero gli aspetti da analizzare ma tanto della fastidiosa chat che si disconnette di continuo, della snervante lotta contro applicazioni, inviti a gruppi, giochi e cause assurde, dei cambi repentini di status sentimentale e di test di ogni tipo siete già a conoscenza per esperienza diretta.
Quindi mi scuserete se torno su Facebook, devo comunicare a tutti i miei amici che ho finito di scrivere questo articolo!!!
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Gli altri social network
http://www.myspace.com
Fino ad aprile il re dei social network
E’ possibile costruire una propria pagina, avere un blog, costituire dei gruppi, inserire musica e video.
http://it.netlog.com
Fare conoscenze in rete, condividere musica, video e creare gruppi.
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Fare conoscenze in rete.
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Sulla falsariga del più conosciuto YouTube solo che qui piuttosto che video vengono condivise fotografie.
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Social network professionale. Mette in contatto persone che lavorano in ambiti professionali affini. Una sorta di curriculum vitae digitale che se usato bene permette di allargare la propria rete di relazioni professionali.
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Italianissimo. Offre recensioni e consigli per chi non sa dove andare a cena. Per la consultazione non è necessario iscriversi.
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Segnalazioni su alberghi, servizi e città da visitare in tutto il mondo. Dateci un’occhiata prima di partire.
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Curiosando per il globo
ARGENTINA - Davvero curiosa la vicenda che ha avuto come protagonista Rozanes Torres Aguero. La donna si era recata in un'agenzia di viaggi per prenotare la sua vacanza in Australia ed è tornata a casa con il suo biglietto aereo per Sydney.
Tutto normale direte voi, peccato che alla fine, la donna si è ritrovata sì a Sydney, ma non quella australiana bensì nell’omonima ma sicuramente meno nota località del Canada. Dall'altra parte del mondo.
La signora Aguero si è accorta dell’errore soltanto quando ha deciso di scattare qualche fotografia dall'oblò dell’aereo. Guardando, infatti, il paesaggio che sorvolava, si è resa conto che qualcosa non andava, che non era quello il paesaggio che si sarebbe aspettata di vedere in Australia.
Come tutto ciò sia potuto accadere, la signora Aguero non se lo sa spiegare. Fatto sta che ha fatto buon viso a cattivo gioco e ha deciso di trascorrere la sua vacanza in Canada dovendo però fare i conti con una valigia piena di indumenti che nella Sydney in cui era capitata le sono serviti a poco.
Sembra assurdo ma non è la prima volta che si verificano simili errori. Nel 2002 due inglesi erano arrivati nella Sydney delle Nuova Scozia, proprio come lei. Altri, invece, si sono ritrovati in un'altra Sydney canadese, quella situata nella Colombia britannica.
Quindi attenti, se state prenotando un volo per Barcellona, in Spagna, controllate con cura che la destinazione non sia in realtà Barcellona Pozzo di Gotto…in Sicilia!
ITALIA – Di questi tempi si sa bisogna fare molta attenzione a quanto si è bevuto prima di mettersi alla guida della propria auto. L’attenzione serve sia per non rischiare la pelle ma anche per evitare di risultare con un tasso alcolemico superiore al limite consentito, pena il ritiro della patente.
A Trento una donna si è vista sospendere per sei mesi la patente di guida perché al controllo della polizia municipale aveva un tasso alcolemico pari a 1,1 milligrammi per litro, in pratica il doppio rispetto al consentito (0,5).
A nulla sono servite le spiegazioni della donna che ha cercato di far capire agli agenti di non aver fatto uso di alcolici quella sera. La verità è che la signora, golosissima, non era riuscita a resistere alla tentazione di mandare giù un cioccolatino dietro l’altro proprio mentre era alla guida. Il problema è che i cioccolatini in questione contenevano liquore, per intenderci quelli con all’interno la ciliegia che specie nel periodo natalizio vanno tantissimo.
La donna, che utilizza l'auto per lavoro, si è rivolta ad un legale ed è ricorsa al Tar. I giudici hanno sospeso in via cautelare il provvedimento e la donna ora attende la sentenza.
ITALIA – Congiuntura economica sfavorevole, crisi economica, difficoltà ad arrivare alla fine del mese. A Venezia un gruppo di venti studenti ha pensato di aggirare la penuria di euro nei propri portafogli banchettando in uno dei più esclusivi ristoranti di pesce della città senza pagare il conto di circa duemila euro. I ragazzi avevano prenotato un tavolo sostenendo di voler festeggiare la laurea di una certa ‘Nera Clarisi’ che poi è l’anagramma di ‘la crisi nera’. Accortosi della ‘fuga’ del gruppo, il titolare del locale l’ha presa con filosofia ed ha deciso di non sporgere denuncia.
GIAPPONE – Singolare e forse utile la nuova trovata tecnologica made in Japan. Nel paese del Sol è stato, infatti, inventato un bancomat anti-truffe che crea intorno a sé uno speciale campo elettrico, capace di mettere fuori uso i cellulari. L'iniziativa, promossa da una banca giapponese, mira a fermare le truffe che colpiscono soprattutto gli anziani, convinti da una telefonata ad andare allo sportello automatico per fare un versamento che finisce sul conto corrente del malvivente. Il congegno funziona tramite una scatola che emette onde elettroniche in grado di isolare i cellulari presenti nel suo campo d’azione.
BELGIO – Ne paghi una e ne porti a casa due. No non è la classica offerta commerciale che siamo abituati a vedere nei supermercati. La formula è stata ripresa da un rivenditore di auto di Anversa. Questa la sua ricetta per affrontare la crisi: per ogni nuova auto acquistata ad un prezzo minimo di 22.800 euro se ne può portare a casa gratis anche un'altra usata, scegliendola tra quelle offerte per un prezzo che non deve però superare i 14.000 euro. L’iniziativa sembra funzionare clientela e giro di affari sono in netto aumento.
STATI UNITI – Bella iniziativa quella promossa già dal 2005 dalla polizia di Campton, California. A chiunque consegni una pistola (per la consegna dei fucili il buono raddoppia) viene dato in cambio un buono di 100 dollari da spendere presso dei supermercati o dei negozi di elettronica. Il 'Gifts for Guns program' letteralmente ‘regali in cambio di fucili’ era stato ideato per cercare di abbassare il tasso di omicidi che nel 2005 aveva raggiunto livelli altissimi.
Nel 2008, sarà forse il segno della crisi, sono state consegnate 965 armi e 2 bombe a mano contro le 387 pistole del 2007.
Tutto normale direte voi, peccato che alla fine, la donna si è ritrovata sì a Sydney, ma non quella australiana bensì nell’omonima ma sicuramente meno nota località del Canada. Dall'altra parte del mondo.
La signora Aguero si è accorta dell’errore soltanto quando ha deciso di scattare qualche fotografia dall'oblò dell’aereo. Guardando, infatti, il paesaggio che sorvolava, si è resa conto che qualcosa non andava, che non era quello il paesaggio che si sarebbe aspettata di vedere in Australia.
Come tutto ciò sia potuto accadere, la signora Aguero non se lo sa spiegare. Fatto sta che ha fatto buon viso a cattivo gioco e ha deciso di trascorrere la sua vacanza in Canada dovendo però fare i conti con una valigia piena di indumenti che nella Sydney in cui era capitata le sono serviti a poco.
Sembra assurdo ma non è la prima volta che si verificano simili errori. Nel 2002 due inglesi erano arrivati nella Sydney delle Nuova Scozia, proprio come lei. Altri, invece, si sono ritrovati in un'altra Sydney canadese, quella situata nella Colombia britannica.
Quindi attenti, se state prenotando un volo per Barcellona, in Spagna, controllate con cura che la destinazione non sia in realtà Barcellona Pozzo di Gotto…in Sicilia!
ITALIA – Di questi tempi si sa bisogna fare molta attenzione a quanto si è bevuto prima di mettersi alla guida della propria auto. L’attenzione serve sia per non rischiare la pelle ma anche per evitare di risultare con un tasso alcolemico superiore al limite consentito, pena il ritiro della patente.
A Trento una donna si è vista sospendere per sei mesi la patente di guida perché al controllo della polizia municipale aveva un tasso alcolemico pari a 1,1 milligrammi per litro, in pratica il doppio rispetto al consentito (0,5).
A nulla sono servite le spiegazioni della donna che ha cercato di far capire agli agenti di non aver fatto uso di alcolici quella sera. La verità è che la signora, golosissima, non era riuscita a resistere alla tentazione di mandare giù un cioccolatino dietro l’altro proprio mentre era alla guida. Il problema è che i cioccolatini in questione contenevano liquore, per intenderci quelli con all’interno la ciliegia che specie nel periodo natalizio vanno tantissimo.
La donna, che utilizza l'auto per lavoro, si è rivolta ad un legale ed è ricorsa al Tar. I giudici hanno sospeso in via cautelare il provvedimento e la donna ora attende la sentenza.
ITALIA – Congiuntura economica sfavorevole, crisi economica, difficoltà ad arrivare alla fine del mese. A Venezia un gruppo di venti studenti ha pensato di aggirare la penuria di euro nei propri portafogli banchettando in uno dei più esclusivi ristoranti di pesce della città senza pagare il conto di circa duemila euro. I ragazzi avevano prenotato un tavolo sostenendo di voler festeggiare la laurea di una certa ‘Nera Clarisi’ che poi è l’anagramma di ‘la crisi nera’. Accortosi della ‘fuga’ del gruppo, il titolare del locale l’ha presa con filosofia ed ha deciso di non sporgere denuncia.
GIAPPONE – Singolare e forse utile la nuova trovata tecnologica made in Japan. Nel paese del Sol è stato, infatti, inventato un bancomat anti-truffe che crea intorno a sé uno speciale campo elettrico, capace di mettere fuori uso i cellulari. L'iniziativa, promossa da una banca giapponese, mira a fermare le truffe che colpiscono soprattutto gli anziani, convinti da una telefonata ad andare allo sportello automatico per fare un versamento che finisce sul conto corrente del malvivente. Il congegno funziona tramite una scatola che emette onde elettroniche in grado di isolare i cellulari presenti nel suo campo d’azione.
BELGIO – Ne paghi una e ne porti a casa due. No non è la classica offerta commerciale che siamo abituati a vedere nei supermercati. La formula è stata ripresa da un rivenditore di auto di Anversa. Questa la sua ricetta per affrontare la crisi: per ogni nuova auto acquistata ad un prezzo minimo di 22.800 euro se ne può portare a casa gratis anche un'altra usata, scegliendola tra quelle offerte per un prezzo che non deve però superare i 14.000 euro. L’iniziativa sembra funzionare clientela e giro di affari sono in netto aumento.
STATI UNITI – Bella iniziativa quella promossa già dal 2005 dalla polizia di Campton, California. A chiunque consegni una pistola (per la consegna dei fucili il buono raddoppia) viene dato in cambio un buono di 100 dollari da spendere presso dei supermercati o dei negozi di elettronica. Il 'Gifts for Guns program' letteralmente ‘regali in cambio di fucili’ era stato ideato per cercare di abbassare il tasso di omicidi che nel 2005 aveva raggiunto livelli altissimi.
Nel 2008, sarà forse il segno della crisi, sono state consegnate 965 armi e 2 bombe a mano contro le 387 pistole del 2007.
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