venerdì 6 febbraio 2009

Discariche tecnologiche: computer e cellulari nemici dell’ambiente

A domeniche ecologiche, targhe alterne e raccolta differenziata siamo ormai abituati, adesso, in nome della salvaguardia dell’ambiente, prepariamoci all’uso intelligente dei dispositivi elettronici che usiamo quotidianamente, cellulari e computer in testa.
Da un’indagine realizzata lo scorso giugno dalla società di consulenza tecnologica e finanziaria Gartner, è emerso che nel mondo il numero dei pc ha ormai superato il miliardo e che la proiezione per il 2014 è per il doppio, cifra che lieviterà per l’ascesa di paesi emergenti come Brasile ed India. Per il numero di cellulari si parla, invece, di cifre intorno ai 5 miliardi e l’Italia è uno dei paesi con il più alto numero in relazione alla popolazione.
In base a queste stime si può tranquillamente affermare che il computer e telefoni cellulari siano diventati un serio problema per l'ambiente, sia per i consumi energetici, aumentati in maniera spropositata, che per i materiali utilizzati per la loro costruzione, spesso tossici e dannosi per la natura.
È soprattutto il problema dello smaltimento dei rifiuti tecnologici quello che preoccupa di più, i vecchi pc e cellulari, di cui ci disfiamo sempre più frequentemente, finiscono nelle discariche insieme a tutti gli altri rifiuti mentre sarebbe opportuno, visto la presenza di alcuni materiali altamente inquinanti, che venissero destinati a siti specifici.
In questi anni sono molte le aziende che si stanno muovendo per cercare di ridurre l’impatto ambientale dei loro prodotti. Per quanto riguarda il mondo dei pc, il WWF ha istituito un consorzio chiamato Climate Savers Computing Iniziative, il quale punta a coinvolgere le imprese nella costruzione di computer maggiormente rispettosi dell'ambiente.
Obiettivo del consorzio è quello di realizzare entro il 2010 dei computer capaci di ridurre le emissioni gassose di anidride carbonica di circa 54 milioni di tonnellate l'anno, l'equivalente di quelle di 11 milioni di automobili. Se ciò avvenisse si avrebbe un risparmio energetico annuo di circa 5 miliardi di dollari.
La politica ecologica della Climate Savers punta inoltre a promuovere delle campagne educative indirizzate ai consumatori capaci di far conoscere i modi in cui è possibile utilizzare il computer in maniera eco-intelligente.
Aldilà dei buoni propositi, ci sono aziende, come la Zonbu e la Linutop, che hanno da poco lanciato sul mercato pc a bassissimo impatto ambientale. Desktop che consumano meno di una lampadina (131 kWh/anno contro i 1.534 kWh/anno degli altri pc) e che sono costruiti con materiali facilmente smaltibili. I computer in questione hanno delle dimensioni molto ridotte rispetto ai ‘case’ che conosciamo e ridotto è anche il prezzo, 99 euro per il modello offerto dalla Zonbu (a cui si devono aggiungere circa 15 euro di ‘affitto’ al mese per due anni). I pc utilizzano un sistema operativo open source (Linux in particolare) che non solo permette di abbattere i costi e mantenere basso il prezzo, ma essendo più ‘leggero’ e quindi più veloce rispetto a Windows diminuisce la quantità di energia richiesta e allo stesso tempo logora meno il pc allungando la vita media ed allontanando il momento della dismissione in discarica. L’unico inconveniente è che questi computer ecologici non posseggono un vero e proprio hard disk, i dati vengono salvati on line in blocchi da 25, 50 o 100 GB oppure in una chiavetta usb. Non è poi possibile installare programmi diversi da quelli pre-installati. Insomma si tratta di macchine economiche ed allo stesso tempo ecologiche pensate per svolgere le attività elementari, dal controllo della posta elettronica alla video scrittura.
Un’iniziativa simile a quella del Climate Savers Computing Iniziative portata avanti dal WWF, l’ha promossa Greenpeace che ogni anno assegna il suo Greenest Electronics Award alle aziende elettroniche che meglio si sono distinte nella politica di gestione ambientale. Obiettivo dell’iniziativa sensibilizzare le società produttrici ad avviare politiche eco-compatibili, eliminare l’uso di sostanze tossiche ed inquinanti, aumentare la quantità di materie riciclabili nei nuovi prodotti e allo stesso tempo aumentare il livello di riciclo di quelli vecchi.
Quest’anno la palma del vincitore è andata alla SonyEricsson che ha messo in commercio nuovi prodotti che non contengono PVC e quelli già in commercio a partire da gennaio scorso sono privi di antimonio, berillio e ftalati. Il punteggio di SonyEricssonCon arriva però solo a 5,1 quindi appena sopra la metà del massimo punteggio possibile, il che lascia pensare che ancora tanto bisogna fare.
A seguire troviamo Sony, Nokia e Samsung, mentre agli ultimi tre posti troviamo rispettivamente LG Electronics, Microsoft e Nintendo.
Proprio la questione dello smaltimento dei rifiuti e del successivo riciclo assume una valenza importante quando si parla di cellulari. Troppo spesso si ha la tendenza a cambiare il proprio telefonino anche quando funziona ancora benissimo, non facendo altro che aumentare la quantità di rifiuti tecnologici.
Per quanto riguarda l’universo cellulari è il caso di citare l’iniziativa di Samsung che lo scorso novembre ha messo sul mercato un cellulare (E200 eco) costruito con materiali eco-compatibili. Il telefono è infatti realizzato in bio-plastica, una miscela di policarbonato con il 40% di PLA estratto dalle piante, come il mais. Il PLA ha un importante particolarità, si dissolve in acqua insieme alle particelle di anidride carbonica alla fine del ciclo di vita del prodotto. L’azienda fa inoltre sapere di voler estendere l’uso della bio-plastica nel tentativo di abbattere le emissioni inquinanti. Il cellulare è poi fornito di un sistema che avverte quando è il momento di staccare il caricabatteria dalla presa una volta completata la ricarica per evitare sprechi inutili di energia elettrica.
Il modello è essenziale ed ultrasottile, display a colori, fotocamera da 1,3 megapixel e lettore Mp3. Anche il prezzo è sostenibile: solo 99 euro.
Ma mi raccomando non correte subito a comprarlo, almeno aspettate che scada la garanzia del vostro ‘vecchio’ cellulare.


Box informativo
La produzione di bio-plastiche si realizza anche in Umbria, a Terni è presente lo stabilimento della Novamant.
www.materbi.com



Curiosità
Asus sta testando da qualche tempo un nuovo notebook, in questo caso ecobook, con il case interamente realizzato in bambù. Attualmente il prototipo è in fase di monitoraggio per i test sulla resistenza al surriscaldamento. A breve potremmo trovarci tra le mani un pc realizzato con materiale naturale, di facile reperimento ed al 100% ecocompatibile.

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