L’Umbria si sa è il cuore verde dell’Italia ed allora quale migliore location per praticare una delle attività più semplici e tranquille che permettono di stare a stretto contatto con la natura, il trekking. Si tratta di più o meno lunghe ma emozionanti passeggiate all’aria aperta attraverso sentieri di montagna, boschi e quanto di meglio la natura offra. Servono solo un buon paio di scarpe, uno zaino, e la voglia di godersi da vicino lo spettacolo della natura. Si può partire da brevi passeggiate per poi, una volta divenuti più esperti, cimentarsi con percorsi più impegnativi che durano anche diversi giorni.
In Umbria sono tante le possibilità di praticare questa attività, esistono molti percorsi attrezzati su cui testare la propria resistenza. Proprio la conformazione del territorio offre la possibilità di scoprire delle bellezze delle quali sarebbe, altrimenti, difficile godere. Colline, valli, fiumi e gole sono uno spettacolo che davvero merita la fatica di una passeggiata all’aperto.
Dal Parco Nazionale dei Monti Sibillini ai parchi regionali tanti sono i percorsi che riescono a far conoscere l’Umbria naturalistica.
Come per tutte le attività è sempre meglio, specie se si è alle prime armi, essere affiancati da una guida specializzata in escursioni che conosce il territorio e può, oltre a dare consigli sulla pratica della disciplina, garantire che le escursioni vengano fatte in totale sicurezza.
Sebbene si possa pensare che il trekking sia un’attività da praticare esclusivamente nelle stagioni calde, dato che spesso nelle zone collinose e montuose la neve copre gran parte dei sentieri da percorrere, in realtà si può praticare trekking anche nei periodi più freddi. Ci avviciniamo all’inverno ed anche in Umbria non è difficile aspettarsi la neve specie sulle cime più alte, il Vettore ed il Redentore. Ma anche in questi casi non ci sono problemi ci si attrezza con le ciaspole, le conosciutissime racchette da neve, e via pronti ad affrontare anche i sentieri innevati. Ovviamente con le ciaspole ai piedi i percorsi saranno più brevi proprio perché si fa più fatica e si procede più lentamente ma questo offre la possibilità di godersi con più tranquillità la natura circostante.
Per i più pigri poi ci sono anche le passeggiate o il trekking con muli e le escursioni con gli asini (i secondi destinati prevalentemente al trasporto dei bambini).
Oltre agli itinerari offerti dal Parco Nazionale dei Monti Sibillini e dai parchi regionali, è possibile cimentarsi in percorsi di tipo misto, partendo cioè dai centri abitati di maggiore interesse storico, artistico e culturale in modo da visitare le bellezze che questi centri urbani offrono per poi spostarsi verso luoghi panoramici, boschi, laghi e fiumi dove godere dello spettacolo della natura.
Tante quindi le offerte di itinerari e tante le attività che oltre al trekking è possibile praticare. Si va dal rafting allo sci di fondo, passando per il nordic walking ed il tiro con l’arco, per finire con survival e mountain bike. Diverse sono pure le associazione e le strutture che offrono questo tipo di servizi nell’intero territorio, tutte con istruttori e guide specializzate e riconosciute dalla Regione Umbria, che accompagnano chiunque abbia voglia di cimentarsi in queste attività dai primi passi ai vari livelli di difficoltà superiori.
Box informativo
Parchi naturalisti:
Parco Nazionale dei monti Sibillini
Parco del monte Cucco
Parco del monte Subasio
Parco di Colfiorito
Parco del Trasimeno
Parco fluviale del Tevere
Monte Peglia Selva di Meana
martedì 28 ottobre 2008
SUL BOB CON HEMINGWAY ED AI FORNELLI CON LEOPARDI E PER UN CONSIGLIO… CHIEDETE AD HITCHCOCK
Siamo abituati ad apprezzarli in quelle arti in cui riescono a farci emozionare, le arti con le quali si sono affermati al grande pubblico, con stili a volte singolari ed irripetibili che ce li fanno amare.
Siamo spesso incapaci di scindere la figura di questi artisti da quella delle loro opere, in realtà dietro a quelle c’è un uomo o una donna che coltivano passioni ed interessi che divergono dal “lavoro” abituale.
Si conosce ormai bene la passione di Federico Fellini per i fumetti, passione che lo portò a collaborare con Milo Manara, anche a due fumetti: Viaggio a Tulum e Il viaggio di G. Mastorna, detto Fernet. Il grande regista Stanley Kubrick amava invece gli scacchi ed il baseball. È nota la predilezione per il clarinetto di Woodi Allen o quella di John Lennon per il disegno, conosciutissime infatti le litografie erotiche in cui l’ex Beatles metteva a nudo le sue predilezioni sessuali e quelle della sua compagna Yoko Ono. E la passione per le arti figurative raccoglie anche tanti altri importanti artisti, dal premio Nobel, Dario Fo a Paolo Conte, passando per Battiato e Gino Paoli, per finire con Jovanotti e Luca Carboni per rimanere nel contesto italiano.
Forse però in pochi sanno che Leopardi amava molto la cucina e che questa sua passione lo ha portato a diventare un esperto gourmet, capace di andare alla ricerca del mangiar bene, di sapori ed accostamenti che rimandassero alla tradizione culinaria italiana.
È la scoperta che hanno fatto gli autori, Domenico Pasquariello ed Antonio Tubelli, del libro, da poco in libreria, Leopardi a tavola (editore Logo Fausto Lupetti). La pubblicazione è nata dopo il ritrovamento di alcuni fogli ingialliti sui quali l’autore de Il sabato del villaggio e di A Silvia, aveva appuntato alcune delle ricette di cucina che aveva elaborato nel suo periodo a Napoli. «Leopardi – spiegano gli autori – può essere considerato una sorta di “Garibaldi della cucina italiana”: mezzo secolo prima di Pellegrino Artusi le ricette del catalogo leopardiano unificano il territorio nazionale, con specialità che spaziano dalla Liguria alla Sicilia, passando per Marche, Romagna, Lazio e naturalmente Campania».
Ma Leopardi è in buona compagnia se si pensa che E.M. Hemingway si appassionasse alla sfida dei tori di Pamplona o per le partite di caccia nella savana africana. L’autore de Il vecchio e il mare si dilettava però anche con il bob, riuscendo ad ottenere anche dei successi a livello locale. « La slitta scivola veloce fin dai primi attimi – diceva Hemingway del bob - ed in poco tempo raggiunge una velocità, mai provata prima. Ci si siede senza appiglio, a soli dieci pollici sopra al ghiaccio ed è per questo che ci vogliono nervi saldi».
Ma c’è chi invece come Alfred Hitchcock più che una passione aveva una specie di vezzo. Conosceva perfettamente l’America sebbene non ci avesse mai messo piede. Nella sua biografia si legge che gli amici lo chiamassero per avere consigli su locali e gli itinerari da seguire a New York e lui dava puntualmente le informazioni del caso servendosi delle sua perfetta conoscenza della città basata esclusivamente sullo studio approfondito della cartina stradale e sulle informazioni che riusciva ad avere dalle riviste e dai racconti di altre persone.
Siamo spesso incapaci di scindere la figura di questi artisti da quella delle loro opere, in realtà dietro a quelle c’è un uomo o una donna che coltivano passioni ed interessi che divergono dal “lavoro” abituale.
Si conosce ormai bene la passione di Federico Fellini per i fumetti, passione che lo portò a collaborare con Milo Manara, anche a due fumetti: Viaggio a Tulum e Il viaggio di G. Mastorna, detto Fernet. Il grande regista Stanley Kubrick amava invece gli scacchi ed il baseball. È nota la predilezione per il clarinetto di Woodi Allen o quella di John Lennon per il disegno, conosciutissime infatti le litografie erotiche in cui l’ex Beatles metteva a nudo le sue predilezioni sessuali e quelle della sua compagna Yoko Ono. E la passione per le arti figurative raccoglie anche tanti altri importanti artisti, dal premio Nobel, Dario Fo a Paolo Conte, passando per Battiato e Gino Paoli, per finire con Jovanotti e Luca Carboni per rimanere nel contesto italiano.
Forse però in pochi sanno che Leopardi amava molto la cucina e che questa sua passione lo ha portato a diventare un esperto gourmet, capace di andare alla ricerca del mangiar bene, di sapori ed accostamenti che rimandassero alla tradizione culinaria italiana.
È la scoperta che hanno fatto gli autori, Domenico Pasquariello ed Antonio Tubelli, del libro, da poco in libreria, Leopardi a tavola (editore Logo Fausto Lupetti). La pubblicazione è nata dopo il ritrovamento di alcuni fogli ingialliti sui quali l’autore de Il sabato del villaggio e di A Silvia, aveva appuntato alcune delle ricette di cucina che aveva elaborato nel suo periodo a Napoli. «Leopardi – spiegano gli autori – può essere considerato una sorta di “Garibaldi della cucina italiana”: mezzo secolo prima di Pellegrino Artusi le ricette del catalogo leopardiano unificano il territorio nazionale, con specialità che spaziano dalla Liguria alla Sicilia, passando per Marche, Romagna, Lazio e naturalmente Campania».
Ma Leopardi è in buona compagnia se si pensa che E.M. Hemingway si appassionasse alla sfida dei tori di Pamplona o per le partite di caccia nella savana africana. L’autore de Il vecchio e il mare si dilettava però anche con il bob, riuscendo ad ottenere anche dei successi a livello locale. « La slitta scivola veloce fin dai primi attimi – diceva Hemingway del bob - ed in poco tempo raggiunge una velocità, mai provata prima. Ci si siede senza appiglio, a soli dieci pollici sopra al ghiaccio ed è per questo che ci vogliono nervi saldi».
Ma c’è chi invece come Alfred Hitchcock più che una passione aveva una specie di vezzo. Conosceva perfettamente l’America sebbene non ci avesse mai messo piede. Nella sua biografia si legge che gli amici lo chiamassero per avere consigli su locali e gli itinerari da seguire a New York e lui dava puntualmente le informazioni del caso servendosi delle sua perfetta conoscenza della città basata esclusivamente sullo studio approfondito della cartina stradale e sulle informazioni che riusciva ad avere dalle riviste e dai racconti di altre persone.
sabato 25 ottobre 2008
MESSICO: UN SOGNO A BORDO DELL’EXPRESO MAYA
Finalmente in Messico sono anni che SOGNAVO di far visita al Paese che è stata la culla di una delle civiltà più affascinanti che sia mai esistita, i Maya, oltre naturalmente a quella degli Aztechi.
Ho deciso di visitare le località più importanti della civiltà maya in un modo diverso dal solito, infatti approfitto di uno speciale treno, l’Expreso Maya, che da Palenque a Chichén Itzá, e viceversa, attraversa gran parte del territorio insediato dalla civiltà maya. In realtà l’itinerario completo parte da Villahermosa o da Cancun ma questi due tratti vengono coperti in autobus. L’itinerario dura circa una settimana ed è possibile scegliere le varie proposte offerte dall’agenzia. Pernottamento e pasti sono inclusi nel pacchetto che in verità costa un pò ma che importa sto vivendo un SOGNO e voglio godermelo fino in fondo.
Quindi tutti a bordo e lasciamoci trasportare da questa che sarà sicuramente una vacanza emozionante.
Partenza da Villahermosa dove è possibile visitare il parco museale La Venta, spettacolari in particolare la Grande piramide e le colossali teste di pietra.
La mattina successiva si parte in bus direzione Palenque dove ci aspetta la visita al sito archeologico maya in cui resto affascinato dai suoi stupendi monumenti: il Tempio delle iscrizioni (monumento funerario del re Pacal che risale al 692), il Tempio del teschio, il Tempio del sole, il Tempio della sroce fogliata e da El Palacio (Il Palazzo) un complesso di edifici adiacenti e cortili costruiti su una terrazza artificiale.
Finita la seconda giornata già mi sento completamento immerso nella civiltà maya, immagino la vita di coloro che abitavano questi luoghi, rivivo i riti, le credenze e le abitudini di quel popolo e ne sono rapito.
Il giorno successivo è il gran giorno, finalmente salgo a bordo dell’Expreso Maya. Il treno è in puro stile maya, dalla tappezzeria ai quadri tutto rimanda a questo popolo. A bordo c’è tutto ciò che serve cucina (ceno nella sala “Merida”), angoli relax, bar, biblioteca e naturalmente le guide che cercano di farci conoscere meglio la cultura del popolo. Sprofondo nella mia poltrona e mi godo il paesaggio che mi regala il tragitto da Palenque a Campeche prossima tappa del mio itinerario. A Campeche, città patrimonio dell’UNESCO, ci fermiamo per due giorni, c’è da visitare il vicino sito archeologico di Edzna e la fortificazione di San Miguel (costruita per difendersi dalle scorribande dei pirati) situata su di una sommità da cui è possibile ammirare tutto il golfo del Messico. Mi trovo in un posto da SOGNO, questi spazi sconfinati regalano stupende emozioni.
Dopo due giorni trascorsi tra le bellezze di Campeche a bordo dell’Expreso Maya ci trasferiamo alla volta di Merida ma durante il tragitto facciamo una visita allo spettacolare sito di Uxmal. Qui è possibile godere della bellezza della Piramide dell'Indovino, del maestoso Quadrilatero delle Monache, del Campo del gioco della pelota, del Palazzo del Governatore, della Gran Piramide e della Colombaia. Dopo la visita si torna in treno e si riparte per Merida dove scopro i piatti tipici della zone: il Poc-Chuc, il pibil di cochina e la minestra del fagiolo di lima.
Il giorno dopo si riparte destinazione Chichen Itza anche questa città è patrimonio dell’UNESCO dal 1988. Nel tragitto ci fermiamo per visitare Izamal, dove si trovano il Monastero francescano di San Antonio da Padova (XVI sec.) e la Piramide Maya di Kinich KakMoo.
Dopo una pausa rilassante è il momento della visita a Chichen Itza una tra le più importanti città maya il cui nome significa letteralmente Alla bocca del pozzo degli Itza o Alla bocca del pozzo dei demoni dell’acqua. Il sito archeologico conserva quell’aura di mistero che porta il nome del posto. È possibile assistere ad opere davvero stupende che ci dicono della grandiosità raggiunta dal popolo Maya. Il centro di Chichén Itzá è chiamato El castillo, una delle più importanti piramidi a gradoni precolombiane del Messico. Agli equinozi di primavera e d'autunno, al calare e al sorgere del sole, gli angoli della piramide proiettano un'ombra a forma di serpente piumato, Kukulkan appunto, lungo la scalinata nord. Il Tempio dei guerrieri, il Complesso des Las Monjas, la Casa delle iscrizioni misteriose, El Caracol.
Contento e soddisfatto del SOGNO che questi stupendi luoghi mi stanno facendo vivere si torna in albergo pronti all’ultima tappa del tour Maya, Cancùn.
Saluto l’Expreso Maya che mi ha cullato tra paesaggi incantevoli e termino il mio viaggio a bordo del bus che mi trasporta fino a Cancùn nell’estremità della penisola dello Yucatan dove ne approfitto per fare un bagno nelle acque del Mar dei Caraibi. Steso sulla bianca sabbia di Cancùn, al sole e con in testa la vacanza da SOGNO che purtroppo volge al termine mi addormento. Al risveglio mi ritrovo nella mia casa con davanti la guida turistica del Messico. È stato solo un SOGNO ma prima o poi visiterò davvero i luoghi che ho SOGNATO e salirò finalmente sull’Expreso Maya.
BOX INFORMATIVO
Stati Uniti del Messico
Continente: America Settentrionale
Capitale: Città del Messico
Fuso orario: UTC da -6 a -8
Superficie: 1.972.550 km²
Abitanti: 108.700.891
Lingua: Nessuna ufficiale; di fatto lo spagnolo e altre 62 lingue indigene
Moneta: Peso messicano
Governo: Repubblica federale
LINK UTILI
http://www.expresomaya.com/
http://it.wikipedia.org/wiki/Messico
http://it.wikipedia.org/wiki/Maya
Ho deciso di visitare le località più importanti della civiltà maya in un modo diverso dal solito, infatti approfitto di uno speciale treno, l’Expreso Maya, che da Palenque a Chichén Itzá, e viceversa, attraversa gran parte del territorio insediato dalla civiltà maya. In realtà l’itinerario completo parte da Villahermosa o da Cancun ma questi due tratti vengono coperti in autobus. L’itinerario dura circa una settimana ed è possibile scegliere le varie proposte offerte dall’agenzia. Pernottamento e pasti sono inclusi nel pacchetto che in verità costa un pò ma che importa sto vivendo un SOGNO e voglio godermelo fino in fondo.
Quindi tutti a bordo e lasciamoci trasportare da questa che sarà sicuramente una vacanza emozionante.
Partenza da Villahermosa dove è possibile visitare il parco museale La Venta, spettacolari in particolare la Grande piramide e le colossali teste di pietra.
La mattina successiva si parte in bus direzione Palenque dove ci aspetta la visita al sito archeologico maya in cui resto affascinato dai suoi stupendi monumenti: il Tempio delle iscrizioni (monumento funerario del re Pacal che risale al 692), il Tempio del teschio, il Tempio del sole, il Tempio della sroce fogliata e da El Palacio (Il Palazzo) un complesso di edifici adiacenti e cortili costruiti su una terrazza artificiale.
Finita la seconda giornata già mi sento completamento immerso nella civiltà maya, immagino la vita di coloro che abitavano questi luoghi, rivivo i riti, le credenze e le abitudini di quel popolo e ne sono rapito.
Il giorno successivo è il gran giorno, finalmente salgo a bordo dell’Expreso Maya. Il treno è in puro stile maya, dalla tappezzeria ai quadri tutto rimanda a questo popolo. A bordo c’è tutto ciò che serve cucina (ceno nella sala “Merida”), angoli relax, bar, biblioteca e naturalmente le guide che cercano di farci conoscere meglio la cultura del popolo. Sprofondo nella mia poltrona e mi godo il paesaggio che mi regala il tragitto da Palenque a Campeche prossima tappa del mio itinerario. A Campeche, città patrimonio dell’UNESCO, ci fermiamo per due giorni, c’è da visitare il vicino sito archeologico di Edzna e la fortificazione di San Miguel (costruita per difendersi dalle scorribande dei pirati) situata su di una sommità da cui è possibile ammirare tutto il golfo del Messico. Mi trovo in un posto da SOGNO, questi spazi sconfinati regalano stupende emozioni.
Dopo due giorni trascorsi tra le bellezze di Campeche a bordo dell’Expreso Maya ci trasferiamo alla volta di Merida ma durante il tragitto facciamo una visita allo spettacolare sito di Uxmal. Qui è possibile godere della bellezza della Piramide dell'Indovino, del maestoso Quadrilatero delle Monache, del Campo del gioco della pelota, del Palazzo del Governatore, della Gran Piramide e della Colombaia. Dopo la visita si torna in treno e si riparte per Merida dove scopro i piatti tipici della zone: il Poc-Chuc, il pibil di cochina e la minestra del fagiolo di lima.
Il giorno dopo si riparte destinazione Chichen Itza anche questa città è patrimonio dell’UNESCO dal 1988. Nel tragitto ci fermiamo per visitare Izamal, dove si trovano il Monastero francescano di San Antonio da Padova (XVI sec.) e la Piramide Maya di Kinich KakMoo.
Dopo una pausa rilassante è il momento della visita a Chichen Itza una tra le più importanti città maya il cui nome significa letteralmente Alla bocca del pozzo degli Itza o Alla bocca del pozzo dei demoni dell’acqua. Il sito archeologico conserva quell’aura di mistero che porta il nome del posto. È possibile assistere ad opere davvero stupende che ci dicono della grandiosità raggiunta dal popolo Maya. Il centro di Chichén Itzá è chiamato El castillo, una delle più importanti piramidi a gradoni precolombiane del Messico. Agli equinozi di primavera e d'autunno, al calare e al sorgere del sole, gli angoli della piramide proiettano un'ombra a forma di serpente piumato, Kukulkan appunto, lungo la scalinata nord. Il Tempio dei guerrieri, il Complesso des Las Monjas, la Casa delle iscrizioni misteriose, El Caracol.
Contento e soddisfatto del SOGNO che questi stupendi luoghi mi stanno facendo vivere si torna in albergo pronti all’ultima tappa del tour Maya, Cancùn.
Saluto l’Expreso Maya che mi ha cullato tra paesaggi incantevoli e termino il mio viaggio a bordo del bus che mi trasporta fino a Cancùn nell’estremità della penisola dello Yucatan dove ne approfitto per fare un bagno nelle acque del Mar dei Caraibi. Steso sulla bianca sabbia di Cancùn, al sole e con in testa la vacanza da SOGNO che purtroppo volge al termine mi addormento. Al risveglio mi ritrovo nella mia casa con davanti la guida turistica del Messico. È stato solo un SOGNO ma prima o poi visiterò davvero i luoghi che ho SOGNATO e salirò finalmente sull’Expreso Maya.
BOX INFORMATIVO
Stati Uniti del Messico
Continente: America Settentrionale
Capitale: Città del Messico
Fuso orario: UTC da -6 a -8
Superficie: 1.972.550 km²
Abitanti: 108.700.891
Lingua: Nessuna ufficiale; di fatto lo spagnolo e altre 62 lingue indigene
Moneta: Peso messicano
Governo: Repubblica federale
LINK UTILI
http://www.expresomaya.com/
http://it.wikipedia.org/wiki/Messico
http://it.wikipedia.org/wiki/Maya
venerdì 24 ottobre 2008
Curiosando per il globo
ITALIA – In provincia di Treviso due anziani coniugi hanno offerto al proprio comune di residenza (Casier) la loro abitazione in cambio di un posto alla casa di riposo. La necessità dello “scambio” è nata dal fatto che la coppia non ha figli e non possiede né una rete familiare in grado di prendersene cura né mezzi economici per pagare l’assistenza. Il Consiglio comunale ha accettato all'unanimità la proposta.
USA – Per la serie “fidarsi è bene non fidarsi è meglio”. Negli Stati Uniti cresce la richiesta di cani anti-droga che la compagnia Sniff Dog affitta a 200 dollari l’ora. A far salire il giro di affari della società ci stanno pensando i genitori che si trovano in difficoltà con i propri figli. È il sospetto dell’uso di stupefacenti e la volontà di controllare la vita della prole che spinge questi genitori ad affidarsi ai pastori tedeschi che in precedenza hanno prestato servizio per la polizia di Stato e la divisione narcotici. I cani sono in grado di fiutare anche la più leggera delle droghe ad una distanza di cinque metri e di percepire residui di marijuana fumata fino a due giorni prima.
FRANCIA - Si chiama Everland ed è l'hotel più piccolo del mondo. Ha una sola stanza ma a quattro stelle con prezzi che partono da 333 euro a notte. Posizionato sul tetto del Palais de Tokyo, il Museo e Laboratorio di Arte Contemporanea, con una splendida vista sulla Tour Eiffel resterà in qui fino alla fine del 2008. Il progetto è nato dall’idea di due artisti svizzeri, Sabina Lang e Daniel Baumann, che ne hanno già installati altri in Europa.
GRAN BRETAGNA – La crisi si sa non sta risparmiando nessun Paese al mondo ed anche il settore ristorativo ne subisce le conseguenze. Il gestore di un locale inglese, il Four Crosse, sul punto di chiudere bottega ha deciso di tentare l’ultima carta offrendo un pranzo, bevande escluse, ad una sola sterlina. L’iniziativa è piaciuta ed i clienti si sono addirittura quintuplicati. Il proprietario spiega che agli avventori offre cibo fatto in casa in porzioni generose puntando sulla crescita dei guadagni delle bevande. Il locale è ancora lì ed è sempre pieno di clienti.
USA – Tempo di elezioni negli Stati Uniti, tutti sono chiamati a esercitare il proprio diritto/dovere del voto ma questa volta si è esagerato. La famiglia Nudelman di Chicago, infatti, si è vista recapitare a casa l’invito, spedito dal partito repubblicano, a registrare la loro pesciolina Princess ai seggi. Subito dopo aver ricevuto l’invito, i Nudelman si sono attivati per informare i democratici che Princess non avrebbe potuto votare, non solo perché era una pesciolina ma soprattutto perché era morta qualche giorno prima. L’equivoco è stato spiegato con il fatto che i Nudelman, ordinando una seconda linea telefonica tramite web avevano dato il nome di Princess.
CIPRO – Idioti di tutto il mondo preparate le valigie destinazione Cipro. Nell’isola del Mediterraneo sarà infatti abolita una legge che vieta alle “persone idiote o malate di mente” di entrare nel Paese. La notizia è apparsa qualche giorno fa sul Cyprus Mail secondo il quale la legge proibisce l’ingresso sull’isola a persone “affette da idiozia, mentalmente malate o che non siano in grado di badare a se stesse” ma anche alle prostitute ed a coloro i quali sfruttano la prostituzione.
USA – Per la serie “fidarsi è bene non fidarsi è meglio”. Negli Stati Uniti cresce la richiesta di cani anti-droga che la compagnia Sniff Dog affitta a 200 dollari l’ora. A far salire il giro di affari della società ci stanno pensando i genitori che si trovano in difficoltà con i propri figli. È il sospetto dell’uso di stupefacenti e la volontà di controllare la vita della prole che spinge questi genitori ad affidarsi ai pastori tedeschi che in precedenza hanno prestato servizio per la polizia di Stato e la divisione narcotici. I cani sono in grado di fiutare anche la più leggera delle droghe ad una distanza di cinque metri e di percepire residui di marijuana fumata fino a due giorni prima.
FRANCIA - Si chiama Everland ed è l'hotel più piccolo del mondo. Ha una sola stanza ma a quattro stelle con prezzi che partono da 333 euro a notte. Posizionato sul tetto del Palais de Tokyo, il Museo e Laboratorio di Arte Contemporanea, con una splendida vista sulla Tour Eiffel resterà in qui fino alla fine del 2008. Il progetto è nato dall’idea di due artisti svizzeri, Sabina Lang e Daniel Baumann, che ne hanno già installati altri in Europa.
GRAN BRETAGNA – La crisi si sa non sta risparmiando nessun Paese al mondo ed anche il settore ristorativo ne subisce le conseguenze. Il gestore di un locale inglese, il Four Crosse, sul punto di chiudere bottega ha deciso di tentare l’ultima carta offrendo un pranzo, bevande escluse, ad una sola sterlina. L’iniziativa è piaciuta ed i clienti si sono addirittura quintuplicati. Il proprietario spiega che agli avventori offre cibo fatto in casa in porzioni generose puntando sulla crescita dei guadagni delle bevande. Il locale è ancora lì ed è sempre pieno di clienti.
USA – Tempo di elezioni negli Stati Uniti, tutti sono chiamati a esercitare il proprio diritto/dovere del voto ma questa volta si è esagerato. La famiglia Nudelman di Chicago, infatti, si è vista recapitare a casa l’invito, spedito dal partito repubblicano, a registrare la loro pesciolina Princess ai seggi. Subito dopo aver ricevuto l’invito, i Nudelman si sono attivati per informare i democratici che Princess non avrebbe potuto votare, non solo perché era una pesciolina ma soprattutto perché era morta qualche giorno prima. L’equivoco è stato spiegato con il fatto che i Nudelman, ordinando una seconda linea telefonica tramite web avevano dato il nome di Princess.
CIPRO – Idioti di tutto il mondo preparate le valigie destinazione Cipro. Nell’isola del Mediterraneo sarà infatti abolita una legge che vieta alle “persone idiote o malate di mente” di entrare nel Paese. La notizia è apparsa qualche giorno fa sul Cyprus Mail secondo il quale la legge proibisce l’ingresso sull’isola a persone “affette da idiozia, mentalmente malate o che non siano in grado di badare a se stesse” ma anche alle prostitute ed a coloro i quali sfruttano la prostituzione.
lunedì 23 giugno 2008
Lauree brevi: dottori in meno tempo ma per il lavoro bisogna aspettare
Da pochi giorni sono finalmente finiti gli esami di Stato che verranno ricordati per la gaffe che il Ministero dell’Istruzione ha commesso nella redazione della traccia di italiano. La poesia “Ossi di seppia” sarebbe presa a spunto per sottolineare "il ruolo salvifico e consolatorio svolto dalla figura femminile", ma gli esperti la ritengono dedicata a un ballerino russo e dunque un uomo.
Ma messa da parte questa piccola parentesi circa mezzo milione di studenti italiani hanno affrontato l’ultimo traguardo che li vede allontanarsi dalla scuola dell’obbligo ed avvicinarsi al mondo del lavoro o alla difficile scelta del corso universitario da frequentare negli anni successivi.
La scelta si diceva è difficile, in seguito alla riforma universitaria del 1999, e l’istituzione della formula 3+2 e delle ormai famose lauree brevi si sono moltiplicati i corsi di laurea.
C'è il corso di studio in "Scienze sociali per lo sviluppo e la pace" e quello che specializza nella "schedatura del verde urbano". C'è la laurea che prepara in "Turismo alpino" e quella che educa alla "Teoria delle forme". Ci sono studenti che dovrebbero applicarsi allo studio di "Scienze equine" con tanto di corsi di equitazione in centri convenzionati. E corsi di laurea che promettono di formare in "Tecnologie del fitness".
Ma le lauree brevi hanno portato un effettivo miglioramento rispetto al vecchio sistema universitario? Siamo proprio sicuri che sia questa la strada giusta da seguire per l’Università italiana? È diventato realmente più semplice per i “dottorini” (i laureati dopo 3 anni) entrare da subito nel mondo del lavoro?
Come si vede tante sono le domande a cui bisogna dare una risposta, lo facciamo con l’aiuto dell’indagine 2007 sul profilo occupazionale dei laureati sviluppata da AlmaLaurea, il consorzio che riunisce quasi tutte le università del Paese.
Ripartiamo dunque dalle domande che ci eravamo posti. A nove anni dalla riforma universitaria, la "laurea breve" ha mantenuto le sue promesse?
Alcune, senz’altro: la riforma universitaria, introdotta con il decreto ministeriale 509 del 1999, è entrata a regime nell'anno accademico 2001/02. Cosa prevede? Un corso di laurea triennale, terminato il quale, lo studente può proseguire per altri due anni e ottenere la laurea specialistica. Obiettivo della riforma abbassare l'età dei laureati (28/30 anni, rispetto a una media Ue di 21), limitare i fuori-corso e porre un freno all'abbandono anticipato degli studi.
Obiettivo in gran parte centrato. Nell'anno accademico 2007/2008 gli iscritti ai corsi di laurea triennale sono stati un milione e 137mila: un dato pressoché stabile nel corso degli anni. Gli studenti sono in maggioranza donne (622mila), concentrati per lo più nel Nord Italia (circa 440mila studenti). Sono diminuiti poi coloro che abbandonano gli studi, tra il primo e il secondo anno lo ha fatto il 12,6% nel 2006/07 (erano oltre il 20% nell'anno accademico 2004/05). E ancora: oltre uno studente su tre (il 34,8%) si laurea regolarmente, mentre il 40,6% si laurea con solo un anno di ritardo. Anche qui la laurea breve sembra aver davvero funzionato, se si pensa che prima della riforma del '99 gli studenti in regola con i corsi erano meno del 10%.
Ma veniamo adesso alle note dolenti. Ciò che è mancato è una piena armonizzazione tra università e mondo del lavoro. Basta guardare i numeri: secondo l'indagine AlmaLaurea 2007 effettuata su 45 università italiane oltre il 63% degli studenti, terminati i tre anni, decide di iscriversi alla laurea specialistica. Solo così, infatti, può accedere a tutti gli albi professionali, partecipare ai concorsi pubblici ed essere preso in considerazione da ogni azienda. Tra chi si accontenta della laurea breve, solo il 27,4% trova lavoro, il 10% è disoccupato.
Grandi differenze si registrano poi tra i diversi corsi di laurea. Le aree più critiche? I laureati triennali in geologia che per esercitare hanno bisogno del titolo di secondo livello. Gli psicologi, che senza la specialistica non possono iscriversi all'albo. I laureati in lettere, che senza il biennio non possono insegnare. Gli ingegneri, anche se per loro è previsto un albo differenziato tra lauree brevi e specialistiche. Vi è poi il caso di Medicina, con un boom di "laureati brevi" che lavorano: ben il 94,1%. «Ma attenzione - avverte Andrea Cammelli, docente a Bologna e direttore del consorzio AlmaLaurea - in questo caso parliamo dei laureati nelle professioni sanitarie, diversi dunque dai medici tradizionali: sono per lo più persone con diplomi sanitari già acquisiti e che già lavoravano». Cammelli invita comunque alla cautela, perché «siamo di fronte a un'indagine solo a un anno dalla laurea, per questo non è facile fotografare la vera risposta del mondo del lavoro alle lauree brevi». E poi, «non va dimenticato che la riforma ha aumentato il numero degli studenti regolari e diminuito gli abbandoni, peccato solo che abbia anche drasticamente ridotto le esperienze di studio all'estero».
Facendo quindi un bilancio della situazione se è vero che la riforma ha avuto successo per quanto riguarda la percentuale degli abbandoni e l’abbassamento dell’età dei laureati, lo stesso non si può dire però per l’ingresso nel mondo del lavoro dei neo-dottori. È questo il nodo davvero cruciale. Se non si garantisce una reale integrazione tra università ed aziende del lavoro a cosa serve laurearsi in fretta se poi si deve perdere altro tempo posteggiati in bar, ristoranti o call center nell’attesa che il lavoro per cui si è studiato arrivi? Questo è la vera urgenza a cui una riforma universitaria dovrebbe mettere mano.
Alla fine di queste pagine ancora tanti, troppi, punti interrogativi…e non ci resta che concludere con: ai posteri l’ardua sentenza!
Ma messa da parte questa piccola parentesi circa mezzo milione di studenti italiani hanno affrontato l’ultimo traguardo che li vede allontanarsi dalla scuola dell’obbligo ed avvicinarsi al mondo del lavoro o alla difficile scelta del corso universitario da frequentare negli anni successivi.
La scelta si diceva è difficile, in seguito alla riforma universitaria del 1999, e l’istituzione della formula 3+2 e delle ormai famose lauree brevi si sono moltiplicati i corsi di laurea.
C'è il corso di studio in "Scienze sociali per lo sviluppo e la pace" e quello che specializza nella "schedatura del verde urbano". C'è la laurea che prepara in "Turismo alpino" e quella che educa alla "Teoria delle forme". Ci sono studenti che dovrebbero applicarsi allo studio di "Scienze equine" con tanto di corsi di equitazione in centri convenzionati. E corsi di laurea che promettono di formare in "Tecnologie del fitness".
Ma le lauree brevi hanno portato un effettivo miglioramento rispetto al vecchio sistema universitario? Siamo proprio sicuri che sia questa la strada giusta da seguire per l’Università italiana? È diventato realmente più semplice per i “dottorini” (i laureati dopo 3 anni) entrare da subito nel mondo del lavoro?
Come si vede tante sono le domande a cui bisogna dare una risposta, lo facciamo con l’aiuto dell’indagine 2007 sul profilo occupazionale dei laureati sviluppata da AlmaLaurea, il consorzio che riunisce quasi tutte le università del Paese.
Ripartiamo dunque dalle domande che ci eravamo posti. A nove anni dalla riforma universitaria, la "laurea breve" ha mantenuto le sue promesse?
Alcune, senz’altro: la riforma universitaria, introdotta con il decreto ministeriale 509 del 1999, è entrata a regime nell'anno accademico 2001/02. Cosa prevede? Un corso di laurea triennale, terminato il quale, lo studente può proseguire per altri due anni e ottenere la laurea specialistica. Obiettivo della riforma abbassare l'età dei laureati (28/30 anni, rispetto a una media Ue di 21), limitare i fuori-corso e porre un freno all'abbandono anticipato degli studi.
Obiettivo in gran parte centrato. Nell'anno accademico 2007/2008 gli iscritti ai corsi di laurea triennale sono stati un milione e 137mila: un dato pressoché stabile nel corso degli anni. Gli studenti sono in maggioranza donne (622mila), concentrati per lo più nel Nord Italia (circa 440mila studenti). Sono diminuiti poi coloro che abbandonano gli studi, tra il primo e il secondo anno lo ha fatto il 12,6% nel 2006/07 (erano oltre il 20% nell'anno accademico 2004/05). E ancora: oltre uno studente su tre (il 34,8%) si laurea regolarmente, mentre il 40,6% si laurea con solo un anno di ritardo. Anche qui la laurea breve sembra aver davvero funzionato, se si pensa che prima della riforma del '99 gli studenti in regola con i corsi erano meno del 10%.
Ma veniamo adesso alle note dolenti. Ciò che è mancato è una piena armonizzazione tra università e mondo del lavoro. Basta guardare i numeri: secondo l'indagine AlmaLaurea 2007 effettuata su 45 università italiane oltre il 63% degli studenti, terminati i tre anni, decide di iscriversi alla laurea specialistica. Solo così, infatti, può accedere a tutti gli albi professionali, partecipare ai concorsi pubblici ed essere preso in considerazione da ogni azienda. Tra chi si accontenta della laurea breve, solo il 27,4% trova lavoro, il 10% è disoccupato.
Grandi differenze si registrano poi tra i diversi corsi di laurea. Le aree più critiche? I laureati triennali in geologia che per esercitare hanno bisogno del titolo di secondo livello. Gli psicologi, che senza la specialistica non possono iscriversi all'albo. I laureati in lettere, che senza il biennio non possono insegnare. Gli ingegneri, anche se per loro è previsto un albo differenziato tra lauree brevi e specialistiche. Vi è poi il caso di Medicina, con un boom di "laureati brevi" che lavorano: ben il 94,1%. «Ma attenzione - avverte Andrea Cammelli, docente a Bologna e direttore del consorzio AlmaLaurea - in questo caso parliamo dei laureati nelle professioni sanitarie, diversi dunque dai medici tradizionali: sono per lo più persone con diplomi sanitari già acquisiti e che già lavoravano». Cammelli invita comunque alla cautela, perché «siamo di fronte a un'indagine solo a un anno dalla laurea, per questo non è facile fotografare la vera risposta del mondo del lavoro alle lauree brevi». E poi, «non va dimenticato che la riforma ha aumentato il numero degli studenti regolari e diminuito gli abbandoni, peccato solo che abbia anche drasticamente ridotto le esperienze di studio all'estero».
Facendo quindi un bilancio della situazione se è vero che la riforma ha avuto successo per quanto riguarda la percentuale degli abbandoni e l’abbassamento dell’età dei laureati, lo stesso non si può dire però per l’ingresso nel mondo del lavoro dei neo-dottori. È questo il nodo davvero cruciale. Se non si garantisce una reale integrazione tra università ed aziende del lavoro a cosa serve laurearsi in fretta se poi si deve perdere altro tempo posteggiati in bar, ristoranti o call center nell’attesa che il lavoro per cui si è studiato arrivi? Questo è la vera urgenza a cui una riforma universitaria dovrebbe mettere mano.
Alla fine di queste pagine ancora tanti, troppi, punti interrogativi…e non ci resta che concludere con: ai posteri l’ardua sentenza!
Etichette:
Cultura,
Lavoro,
Società,
Università
sabato 21 giugno 2008
Fenomeno immigrazione: a Perugia si è scelto il dialogo e la partecipazione
Grande attenzione viene data da qualche tempo in Italia al fenomeno dell’immigrazione di persone provenienti dai paesi extra-europei. Le cronache di tutti i giorni ci parlano di stranieri che delinquono, che sono invischiati in traffici poco leciti, si è venuta a creare una sorta di psicosi collettiva che di certo non aiuta a migliorare la situazione.
Sembra quasi che tutti gli stranieri presenti sul territorio italiano siano persone che vengano “da noi” con l’intenzione di creare problemi.
La realtà è che se è sotto gli occhi di tutti che ci sono sacche di criminalità diffusa tra gli stranieri e pur sempre vero che la stragrande maggioranza degli immigrati che hanno scelto l’Italia, per le più svariate ragioni, come patria adottiva lavora e fa sacrifici per riuscire ad integrarsi in un Paese che gli offre la possibilità di migliorare le proprie condizioni di vita a differenza del proprio Paese d’origine.
Mentre il governo centrale, con il cosiddetto pacchetto sicurezza, sta cercando di mettere mano ad una questione che è avvertita, oggi, come di massima importanza, a Perugia da qualche anno si è imboccata la strada dell’integrazione degli immigrati per mezzo del coinvolgimento e la partecipazione alla vita politico-sociale della città.
Sono circa 80mila gli immigrati regolari che, secondo le stime dell’ultimo Dossier Caritas/Migrantes, vivono in Umbria, quasi il 9 per cento della popolazione totale, il 2,7 per cento in più rispetto al dato nazionale.
Proprio per rispondere alle problematiche che emergono alla luce di questa massiccia presenza di stranieri, da circa un anno e mezzo, il Comune di Perugia, grazie anche all’aiuto della diverse comunità di stranieri presenti sul territorio, ha istituito la “Consulta cittadina per la rappresentanza delle Comunità straniere”.
La Consulta con sede nel centro storico di Perugia in via Imbriani 2, il cui presidente è il marocchino Mustapha El Azzab, nata il 9 settembre 2006, come si legge nel regolamento della stessa, “ha come finalità l’informazione e il coordinamento delle realtà cittadine attive nel settore; la funzione consultiva in quanto sede privilegiata di confronto tra Comune e società civile; la funzione propositiva in quanto partecipa attivamente alla definizione delle strategie, priorità, obiettivi e strumenti attuativi relativi ai programmi di contenuto multietnico e interculturale dell’intera amministrazione”.
La Consulta è un atto di fiducia nel dialogo, nella convivenza civile e nell’arricchimento delle reciproche esperienze, nella possibilità di una crescita comune, in una realtà come quella perugina che in futuro sarà naturalmente diversa da quella che abbiamo conosciuto fin ora.
Il passo successivo è stata l’iniziativa, promossa sempre dal Comune, di inserire all’interno del Consiglio Comunale due consiglieri aggiunti, eletti tra la comunità di stranieri residenti nel territorio perugino.
L’ivoriano Gosse Fran Henri e l’ecuadoriano Ortiz Munoz Wilson Anibal, eletti il 13 maggio 2007, lavorano tuttora all’interno del Consiglio Comunale, e nonostante i tanti problemi che hanno dovuto affrontare dal momento del loro insediamento, cercano di far conoscere meglio e di proporre le strategie da adottare in merito alla questione immigrazione.
I due consiglieri proseguono quindi il lavoro fatto fino ad ora con la stretta collaborazione della Consulta i cui membri, con entusiasmo e partecipazione, cercano di portare a compimento le finalità che questa si è prefissa.
Un importante strumento che in questi mesi la Consulta degli stranieri, sta portando a termine è la creazione di un periodico informativo che si basa sull’entusiasmo di tutte quelle donne e quegli uomini che riunendosi in una grande comunità multiculturale sentono l’esigenza di far sentire la propria voce, di aiutare gli immigrati che sono presenti o che arriveranno a Perugia ma, che prende spunto, anche, dall’esigenza di queste persone provenienti dai più disparati Paesi del mondo di farsi conoscere dal cittadino perugino, di stabilire con esso un rapporto di fiducia che finora è spesso mancato. Un giornale che si rivolgerà quindi non solo agli stranieri ma anche ai cittadini italiani per favorire la costruzione di una società fondata sul rispetto e la tolleranza delle diversità in gioco.
La linea seguita fino ad oggi da Perugia sembra quella giusta anche se non sempre o non ancora ha fornito le risposte adatte a tutte le problematiche presenti nel territorio. Ma solo attraverso dialogo e partecipazione alla vita politico-sociale di una comunità si può cercare di coinvolgere i cittadini, siano essi italiani o stranieri in questo non c’è nessuna differenza, alla vita pubblica ed al rispetto della società di cui si fa parte.
Restiamo comunque in attesa dei provvedimenti che il Parlamento attuerà in materia, sperando che le nuove norme riescano a fornire soluzioni valide e reali ad un questione così complessa.
Box informativo
Consulta cittadina per la rappresentanza delle Comunità straniere
Sede: via Imbriani, 2
Presidente: Mustapha El Azzab
Telefono: 075.5735569
E-mail: consultaimmigrazioneperugia@hotmail.it
Link utili
www.immigrazioneinumbria.it
www.interno.it/mininterno/export/sites/default/it/temi/immigrazione
www.italia.gov.it
www.stranieriinitalia.it
Sembra quasi che tutti gli stranieri presenti sul territorio italiano siano persone che vengano “da noi” con l’intenzione di creare problemi.
La realtà è che se è sotto gli occhi di tutti che ci sono sacche di criminalità diffusa tra gli stranieri e pur sempre vero che la stragrande maggioranza degli immigrati che hanno scelto l’Italia, per le più svariate ragioni, come patria adottiva lavora e fa sacrifici per riuscire ad integrarsi in un Paese che gli offre la possibilità di migliorare le proprie condizioni di vita a differenza del proprio Paese d’origine.
Mentre il governo centrale, con il cosiddetto pacchetto sicurezza, sta cercando di mettere mano ad una questione che è avvertita, oggi, come di massima importanza, a Perugia da qualche anno si è imboccata la strada dell’integrazione degli immigrati per mezzo del coinvolgimento e la partecipazione alla vita politico-sociale della città.
Sono circa 80mila gli immigrati regolari che, secondo le stime dell’ultimo Dossier Caritas/Migrantes, vivono in Umbria, quasi il 9 per cento della popolazione totale, il 2,7 per cento in più rispetto al dato nazionale.
Proprio per rispondere alle problematiche che emergono alla luce di questa massiccia presenza di stranieri, da circa un anno e mezzo, il Comune di Perugia, grazie anche all’aiuto della diverse comunità di stranieri presenti sul territorio, ha istituito la “Consulta cittadina per la rappresentanza delle Comunità straniere”.
La Consulta con sede nel centro storico di Perugia in via Imbriani 2, il cui presidente è il marocchino Mustapha El Azzab, nata il 9 settembre 2006, come si legge nel regolamento della stessa, “ha come finalità l’informazione e il coordinamento delle realtà cittadine attive nel settore; la funzione consultiva in quanto sede privilegiata di confronto tra Comune e società civile; la funzione propositiva in quanto partecipa attivamente alla definizione delle strategie, priorità, obiettivi e strumenti attuativi relativi ai programmi di contenuto multietnico e interculturale dell’intera amministrazione”.
La Consulta è un atto di fiducia nel dialogo, nella convivenza civile e nell’arricchimento delle reciproche esperienze, nella possibilità di una crescita comune, in una realtà come quella perugina che in futuro sarà naturalmente diversa da quella che abbiamo conosciuto fin ora.
Il passo successivo è stata l’iniziativa, promossa sempre dal Comune, di inserire all’interno del Consiglio Comunale due consiglieri aggiunti, eletti tra la comunità di stranieri residenti nel territorio perugino.
L’ivoriano Gosse Fran Henri e l’ecuadoriano Ortiz Munoz Wilson Anibal, eletti il 13 maggio 2007, lavorano tuttora all’interno del Consiglio Comunale, e nonostante i tanti problemi che hanno dovuto affrontare dal momento del loro insediamento, cercano di far conoscere meglio e di proporre le strategie da adottare in merito alla questione immigrazione.
I due consiglieri proseguono quindi il lavoro fatto fino ad ora con la stretta collaborazione della Consulta i cui membri, con entusiasmo e partecipazione, cercano di portare a compimento le finalità che questa si è prefissa.
Un importante strumento che in questi mesi la Consulta degli stranieri, sta portando a termine è la creazione di un periodico informativo che si basa sull’entusiasmo di tutte quelle donne e quegli uomini che riunendosi in una grande comunità multiculturale sentono l’esigenza di far sentire la propria voce, di aiutare gli immigrati che sono presenti o che arriveranno a Perugia ma, che prende spunto, anche, dall’esigenza di queste persone provenienti dai più disparati Paesi del mondo di farsi conoscere dal cittadino perugino, di stabilire con esso un rapporto di fiducia che finora è spesso mancato. Un giornale che si rivolgerà quindi non solo agli stranieri ma anche ai cittadini italiani per favorire la costruzione di una società fondata sul rispetto e la tolleranza delle diversità in gioco.
La linea seguita fino ad oggi da Perugia sembra quella giusta anche se non sempre o non ancora ha fornito le risposte adatte a tutte le problematiche presenti nel territorio. Ma solo attraverso dialogo e partecipazione alla vita politico-sociale di una comunità si può cercare di coinvolgere i cittadini, siano essi italiani o stranieri in questo non c’è nessuna differenza, alla vita pubblica ed al rispetto della società di cui si fa parte.
Restiamo comunque in attesa dei provvedimenti che il Parlamento attuerà in materia, sperando che le nuove norme riescano a fornire soluzioni valide e reali ad un questione così complessa.
Box informativo
Consulta cittadina per la rappresentanza delle Comunità straniere
Sede: via Imbriani, 2
Presidente: Mustapha El Azzab
Telefono: 075.5735569
E-mail: consultaimmigrazioneperugia@hotmail.it
Link utili
www.immigrazioneinumbria.it
www.interno.it/mininterno/export/sites/default/it/temi/immigrazione
www.italia.gov.it
www.stranieriinitalia.it
Etichette:
Immigrazione,
Perugia,
Sociale,
Società
venerdì 20 giugno 2008
Tra cielo ed acqua: le emozioni del kitesurf
Li chiamano sport estremi, ma il pericolo è solo una componente calcolata di queste discipline. Si praticano in mare, al lago, sospesi a dieci metri d'altezza o su uno scafo lanciato a velocità. Oppure in montagna, appesi mani e piedi a una parete scoscesa.
Assicurano intense scariche di adrenalina, ma restano accessibili a tutti. Rischi? Per gli appassionati è molto più pericoloso giocare a calcetto. Basta seguire un corso di preparazione e conoscere i propri limiti.
Lo sport del momento è il kitesurf.
Deriva dal windsurf, ma a differenza del primo non utilizza una vela per spostarsi sull'acqua, ma un aquilone, il kite appunto.
Come nel windsurf si cavalca una tavola sullo specchio d’acqua e si riesce a praticarlo anche senza onde.
Nato appena dieci anni fa alle isole Hawaii, pur non raggiungendo ancora in Italia una grande popolarità, ha conosciuto ultimamente uno sviluppo formidabile.
Il kitesurf ti permette di planare sull’acqua, di eseguire manovre in volo o di surfare sulle onde.
Già con pochi nodi di vento (le condizioni minime sono intorno ai 10-12 nodi) si possono fare i primi bordi mentre con venti superiori (fino ai 30 nodi) si possono eseguire dei voli spettacolari.
Naturalmente a seconda dell’intensità del vento variano le dimensioni del kite, più nodi di vento ci sono meno ampio sarà l’aquilone.
Prima di iniziare la pratica è obbligatorio seguire un corso che fornisca tutte le basi per utilizzare con sicurezza questo strumento affascinante.
L'attrezzatura è essenziale: una tavola bi-direzionale lunga circa un metro e mezzo, un aquilone gonfiabile (KITE o ALA), quattro linee di circa 25 metri, una barra (BOMA) che serve a manovrare l’ala ed un TRAPEZIO, fissato all’addome del kitesurfer, che lo aggancia alla stessa ala. Tutta l’attrezzatura occupa lo spazio di uno zaino da campeggio e questa è una bella differenza rispetto al windsurf, disciplina da cui deriva questo nuovo sport.
Con 1500-2000 euro si compra un'attrezzatura di ottimo livello (muta e scarpe comprese), ma almeno per iniziare si può optare per qualcosa di più economico se non addirittura di seconda mano riducendo così la spesa.
A Perugia da circa un anno è possibile praticare questo sport grazie all’iniziativa di alcuni appassionati che hanno creato, a Tuoro sul Trasimeno, la Kite Company, un’associazione sportiva dilettantistica no-profit per la pratica del kitesurf, del wakeboard e del windsurf.
Siamo andati a trovarli nel loro SPOT, il luogo dove si pratica il kitesurf, a Punta Navaccia.
Li abbiamo trovati intendi a scrutare il cielo in attesa del vento buono che gli permettesse di entrare in acqua ed iniziare le manovre che questo sport permette di eseguire.
L’associazione riconosciuta dall’IKO (International Kiteboarding Organization) e dalla UISP (Unione Italiana Sport Per tutti) organizza dei corsi, base o avanzati, per la pratica del kitesurf ma anche del wakeboard e del windsurf. I corsi di kitesurf, ci spiega Enrico Cortona, presidente ed istruttore IKO dell’associazione, vengono fatti su appuntamento, il costo è di 300 euro per una durata di circa otto ore che si articolano tra lezioni teoriche (molta importanza viene data alla sicurezza) e pratiche, con gli istruttori che impartiscono le istruzioni da una barca appoggio che segue lo “studente” in modo da poter correggere immediatamente gli eventuali errori, il tutto tramite il caschetto radio indossato dal kitesurfer.
La disciplina sta riscuotendo sempre più successo, tanti sono i curiosi che si avvicinano al kitesurf, lo scorso anno circa 100 persone hanno voluto provare, al Trasimeno, l’emozione di trovarsi sospesi tra cielo ed acqua, e le previsioni di quest’anno, ci dicono dall’associazione, sono di un incremento del numero di praticanti.
Il lago Trasimeno poi, è la location ideale per questo tipo di sport, nello spot di Punta Navaccia soffiano venti side-shore, tramontana e maestrale, così come lo scirocco e il ponente spostandosi di pochi metri lungo la baia.
Nel caso in cui, invece, non ci sia il vento adatto alle evoluzioni del kitesurf, la mancanza di onde nel lago, permette di optare per wakeboard. Qui il motore delle evoluzioni non è il vento come per il kitesurf, ma uno scafo lanciato a velocità che ti trascina lungo lo specchio d’acqua e ti permette di surfare e di saltare sul pelo dell’acqua a “bordo” di una tavola.
Tra i membri dell’associazione c’è poi chi, come Gianluca Merla, si è tolto la soddisfazione di conquistare il terzo posto nella seconda edizione della C&C Campus e Contest di Torre Guaceto (Brindisi) organizzata nei primi di giugno, nella gara di speed per kitesurf raggiungendo 17.9 nodi di velocità.
Non serve un fisico allenato e non ci sono limiti d' età, insomma ora che la bella stagione è finalmente arrivata quale migliore occasione per provare anche noi le emozioni del kitesurf, sport che offre sicuramente una buona dose di adrenalina ma che, tra terra, cielo ed acqua ti permette anche di stare a contatto con la natura.
Box informativo
Per la scuola di kitesurf di Tuoro sul Trasimeno
www.kitecompany.it
www.scuolakitesurf.it
info@kitecompany.it
Telefoni: 347.3720416 - 346.7982249 - 334.9794208
Link utili
www.kitesurfing.it
www.surftribe.it/kitesurf
www.ikorg.com
www.uisp.it
Assicurano intense scariche di adrenalina, ma restano accessibili a tutti. Rischi? Per gli appassionati è molto più pericoloso giocare a calcetto. Basta seguire un corso di preparazione e conoscere i propri limiti.
Lo sport del momento è il kitesurf.
Deriva dal windsurf, ma a differenza del primo non utilizza una vela per spostarsi sull'acqua, ma un aquilone, il kite appunto.
Come nel windsurf si cavalca una tavola sullo specchio d’acqua e si riesce a praticarlo anche senza onde.
Nato appena dieci anni fa alle isole Hawaii, pur non raggiungendo ancora in Italia una grande popolarità, ha conosciuto ultimamente uno sviluppo formidabile.
Il kitesurf ti permette di planare sull’acqua, di eseguire manovre in volo o di surfare sulle onde.
Già con pochi nodi di vento (le condizioni minime sono intorno ai 10-12 nodi) si possono fare i primi bordi mentre con venti superiori (fino ai 30 nodi) si possono eseguire dei voli spettacolari.
Naturalmente a seconda dell’intensità del vento variano le dimensioni del kite, più nodi di vento ci sono meno ampio sarà l’aquilone.
Prima di iniziare la pratica è obbligatorio seguire un corso che fornisca tutte le basi per utilizzare con sicurezza questo strumento affascinante.
L'attrezzatura è essenziale: una tavola bi-direzionale lunga circa un metro e mezzo, un aquilone gonfiabile (KITE o ALA), quattro linee di circa 25 metri, una barra (BOMA) che serve a manovrare l’ala ed un TRAPEZIO, fissato all’addome del kitesurfer, che lo aggancia alla stessa ala. Tutta l’attrezzatura occupa lo spazio di uno zaino da campeggio e questa è una bella differenza rispetto al windsurf, disciplina da cui deriva questo nuovo sport.
Con 1500-2000 euro si compra un'attrezzatura di ottimo livello (muta e scarpe comprese), ma almeno per iniziare si può optare per qualcosa di più economico se non addirittura di seconda mano riducendo così la spesa.
A Perugia da circa un anno è possibile praticare questo sport grazie all’iniziativa di alcuni appassionati che hanno creato, a Tuoro sul Trasimeno, la Kite Company, un’associazione sportiva dilettantistica no-profit per la pratica del kitesurf, del wakeboard e del windsurf.
Siamo andati a trovarli nel loro SPOT, il luogo dove si pratica il kitesurf, a Punta Navaccia.
Li abbiamo trovati intendi a scrutare il cielo in attesa del vento buono che gli permettesse di entrare in acqua ed iniziare le manovre che questo sport permette di eseguire.
L’associazione riconosciuta dall’IKO (International Kiteboarding Organization) e dalla UISP (Unione Italiana Sport Per tutti) organizza dei corsi, base o avanzati, per la pratica del kitesurf ma anche del wakeboard e del windsurf. I corsi di kitesurf, ci spiega Enrico Cortona, presidente ed istruttore IKO dell’associazione, vengono fatti su appuntamento, il costo è di 300 euro per una durata di circa otto ore che si articolano tra lezioni teoriche (molta importanza viene data alla sicurezza) e pratiche, con gli istruttori che impartiscono le istruzioni da una barca appoggio che segue lo “studente” in modo da poter correggere immediatamente gli eventuali errori, il tutto tramite il caschetto radio indossato dal kitesurfer.
La disciplina sta riscuotendo sempre più successo, tanti sono i curiosi che si avvicinano al kitesurf, lo scorso anno circa 100 persone hanno voluto provare, al Trasimeno, l’emozione di trovarsi sospesi tra cielo ed acqua, e le previsioni di quest’anno, ci dicono dall’associazione, sono di un incremento del numero di praticanti.
Il lago Trasimeno poi, è la location ideale per questo tipo di sport, nello spot di Punta Navaccia soffiano venti side-shore, tramontana e maestrale, così come lo scirocco e il ponente spostandosi di pochi metri lungo la baia.
Nel caso in cui, invece, non ci sia il vento adatto alle evoluzioni del kitesurf, la mancanza di onde nel lago, permette di optare per wakeboard. Qui il motore delle evoluzioni non è il vento come per il kitesurf, ma uno scafo lanciato a velocità che ti trascina lungo lo specchio d’acqua e ti permette di surfare e di saltare sul pelo dell’acqua a “bordo” di una tavola.
Tra i membri dell’associazione c’è poi chi, come Gianluca Merla, si è tolto la soddisfazione di conquistare il terzo posto nella seconda edizione della C&C Campus e Contest di Torre Guaceto (Brindisi) organizzata nei primi di giugno, nella gara di speed per kitesurf raggiungendo 17.9 nodi di velocità.
Non serve un fisico allenato e non ci sono limiti d' età, insomma ora che la bella stagione è finalmente arrivata quale migliore occasione per provare anche noi le emozioni del kitesurf, sport che offre sicuramente una buona dose di adrenalina ma che, tra terra, cielo ed acqua ti permette anche di stare a contatto con la natura.
Box informativo
Per la scuola di kitesurf di Tuoro sul Trasimeno
www.kitecompany.it
www.scuolakitesurf.it
info@kitecompany.it
Telefoni: 347.3720416 - 346.7982249 - 334.9794208
Link utili
www.kitesurfing.it
www.surftribe.it/kitesurf
www.ikorg.com
www.uisp.it
Etichette:
Lago Trasimeno,
Perugia,
Sport
mercoledì 18 giugno 2008
Non vuoi leggerlo? Allora scrivilo
Italia terra di navigatori, santi, commissari tecnici e, da adesso, di scrittori!
Siete tra i tanti che da anni conservano nel cassetto della scrivania un manoscritto che vorreste veder pubblicato e per il quale non avete trovato la disponibilità di nessun editore?
Da tempo cercate in tutti i modi di poter realizzare il sogno di pubblicare il vostro capolavoro letterario?
Tranquilli la Rete ha una soluzione fatta apposta per voi!
Sta riscuotendo, infatti, sempre più successo il fenomeno del “print on demand”, la stampa on line delle proprie “opere”.
L' auto-produzione, in realtà, non è cosa nuova. Moravia, Montale, Palazzeschi, Gozzano, Pavese, Rimbaud misero mano al portafoglio per finanziare l' esordio letterario. Pier Paolo Pasolini, nel 1942, pubblicò a sue spese il volume "Poesie a Casarsa", divenuta poi la più celebre raccolta di poesie in dialetto friulano.
Il successo era del resto prevedibile, se c'è un sogno che ci accomuna tutti, o quasi tutti, è quello di vedere pubblicati i nostri manoscritti.
Che siano poesie, memorie, racconti, tesi di laurea, atti di un convegno o libri di ricette di cucina, non è in fondo così importante: quel che conta è l'illusione che abbiamo coltivato di vedere le nostre fatiche o esperienze finalmente stampate, di vederle trasformarsi e prendere corpo in un libro vero.
L’idea è venuta, nel 2002, a Bob Young, che, dopo aver co-fondato e abbandonato Red Hat (società americana che distribuisce software Open Source), ha deciso di puntare tutto su Lulu.com, un innovativo sistema editoriale online sviluppato per consentire a chiunque di pubblicare, promuovere e vendere le proprie fatiche letterarie e non solo. Il tutto, ovviamente, restando proprietari dei diritti delle opere, senza costi di attivazione o minimo d'ordine e con uno spazio virtuale illimitato.
Il servizio prevede solo un minimo di dimestichezza con i tradizionali software di videoscrittura e con la Rete. Semplice comunque il funzionamento del sistema. Dopo la necessaria registrazione all'interno del portale, l'opera, infatti, viene caricata (upload) dall'autore, che ne sceglie formato, impaginazione, copertina, definendo nei dettagli l'aspetto, il formato e il prezzo del suo "prodotto" che sarà messo in vendita nella vetrina virtuale del sito insieme a tutte le altre pubblicazioni.
I costi della pubblicazione varia a seconda del tipo di impaginazione scelta (copertina rigida o morbida) si va dai circa 5/6 euro per una copia di 100 pagine in bianco e nero, fino ad arrivare intorno ai 15 euro per la stampa delle stesse pagine a colori.
Gli utenti ne possono ordinare anche una sola copia, grazie alla tecnologia "print on demand", che consente ai tipografi partner dei portali di stampare a prezzi contenuti e con una qualità di stampa quanto più possibile soddisfacente anche tirature limitatissime.
Il successo di un libro, dunque, lo decide soltanto il pubblico, interlocutore diretto degli autori. Si saltano tutti i passaggi intermedi che dalla scrivania dell’autore portano la pubblicazione agli scaffali di una libreria ed infine, se l’opera riesce a catturare l’attenzione del compratore, tra le mani del lettore.
Tramite il solo sito americano, ogni settimana vengono pubblicati oltre 1.500 nuovi titoli e su un totale finora di 55.000 libri disponibili sono stati venduti oltre 500mila esemplari.
Oltre al già citato sito americano (in italiano l’indirizzo è www.lulu.com/it), anche da noi sono nati portali che offrono gli stessi servizi ai tanti autori in cerca di un editore.
L’esempio forse più importante è il sito www.ilmiolibro.it, un’iniziativa del Gruppo L’Espresso che dopo appena due settimane dalla nascita ha registrato 3.500 iscritti e 200 libri in vendita nella vetrina.
Insomma siamo all’inizio dell’ennesima rivoluzione “culturale”, d’ora in poi tutti saremo dei potenziali scrittori…il problema è che, soprattutto in Italia, si dovrà capire chi leggerà tutti questi libri!
Italia, terra di navigatori, santi, commissari tecnici…scrittori, ma di lettori nemmeno l’ombra.
Siete tra i tanti che da anni conservano nel cassetto della scrivania un manoscritto che vorreste veder pubblicato e per il quale non avete trovato la disponibilità di nessun editore?
Da tempo cercate in tutti i modi di poter realizzare il sogno di pubblicare il vostro capolavoro letterario?
Tranquilli la Rete ha una soluzione fatta apposta per voi!
Sta riscuotendo, infatti, sempre più successo il fenomeno del “print on demand”, la stampa on line delle proprie “opere”.
L' auto-produzione, in realtà, non è cosa nuova. Moravia, Montale, Palazzeschi, Gozzano, Pavese, Rimbaud misero mano al portafoglio per finanziare l' esordio letterario. Pier Paolo Pasolini, nel 1942, pubblicò a sue spese il volume "Poesie a Casarsa", divenuta poi la più celebre raccolta di poesie in dialetto friulano.
Il successo era del resto prevedibile, se c'è un sogno che ci accomuna tutti, o quasi tutti, è quello di vedere pubblicati i nostri manoscritti.
Che siano poesie, memorie, racconti, tesi di laurea, atti di un convegno o libri di ricette di cucina, non è in fondo così importante: quel che conta è l'illusione che abbiamo coltivato di vedere le nostre fatiche o esperienze finalmente stampate, di vederle trasformarsi e prendere corpo in un libro vero.
L’idea è venuta, nel 2002, a Bob Young, che, dopo aver co-fondato e abbandonato Red Hat (società americana che distribuisce software Open Source), ha deciso di puntare tutto su Lulu.com, un innovativo sistema editoriale online sviluppato per consentire a chiunque di pubblicare, promuovere e vendere le proprie fatiche letterarie e non solo. Il tutto, ovviamente, restando proprietari dei diritti delle opere, senza costi di attivazione o minimo d'ordine e con uno spazio virtuale illimitato.
Il servizio prevede solo un minimo di dimestichezza con i tradizionali software di videoscrittura e con la Rete. Semplice comunque il funzionamento del sistema. Dopo la necessaria registrazione all'interno del portale, l'opera, infatti, viene caricata (upload) dall'autore, che ne sceglie formato, impaginazione, copertina, definendo nei dettagli l'aspetto, il formato e il prezzo del suo "prodotto" che sarà messo in vendita nella vetrina virtuale del sito insieme a tutte le altre pubblicazioni.
I costi della pubblicazione varia a seconda del tipo di impaginazione scelta (copertina rigida o morbida) si va dai circa 5/6 euro per una copia di 100 pagine in bianco e nero, fino ad arrivare intorno ai 15 euro per la stampa delle stesse pagine a colori.
Gli utenti ne possono ordinare anche una sola copia, grazie alla tecnologia "print on demand", che consente ai tipografi partner dei portali di stampare a prezzi contenuti e con una qualità di stampa quanto più possibile soddisfacente anche tirature limitatissime.
Il successo di un libro, dunque, lo decide soltanto il pubblico, interlocutore diretto degli autori. Si saltano tutti i passaggi intermedi che dalla scrivania dell’autore portano la pubblicazione agli scaffali di una libreria ed infine, se l’opera riesce a catturare l’attenzione del compratore, tra le mani del lettore.
Tramite il solo sito americano, ogni settimana vengono pubblicati oltre 1.500 nuovi titoli e su un totale finora di 55.000 libri disponibili sono stati venduti oltre 500mila esemplari.
Oltre al già citato sito americano (in italiano l’indirizzo è www.lulu.com/it), anche da noi sono nati portali che offrono gli stessi servizi ai tanti autori in cerca di un editore.
L’esempio forse più importante è il sito www.ilmiolibro.it, un’iniziativa del Gruppo L’Espresso che dopo appena due settimane dalla nascita ha registrato 3.500 iscritti e 200 libri in vendita nella vetrina.
Insomma siamo all’inizio dell’ennesima rivoluzione “culturale”, d’ora in poi tutti saremo dei potenziali scrittori…il problema è che, soprattutto in Italia, si dovrà capire chi leggerà tutti questi libri!
Italia, terra di navigatori, santi, commissari tecnici…scrittori, ma di lettori nemmeno l’ombra.
Curiosità dal mondo
INDIA - È alta una quarantina di centimetri, è più piccola rispetto ai bambini dei vicini, ma Jyoti Amge ha 15 anni. Quest'adolescente, che secondo l'Indian Book of Records sarebbe la ragazza più piccola del mondo, ha una forma di nanismo chiamata achondroplasia. Noin è cresciuta e pesa solo poco meno di cinque kg. Ma lei, che non si sente affatto dispiaciuta, dice anzi di essere felice della celebrità che la sua altezza le ha regalato. "Sono orgogliosa di essere piccola. Mi piace l'attenzione che mi dedicano", ha detto al Sunday Mirror. E aggiunge: "Sono proprio come tutti gli altri. Mangio come te, sogno come te. Non mi sento affatto diversa dalla gente comune". Jyoti studia al liceo di Nagpur, dove è in classe insieme ai coetanei, anche se siede in un banco fatto apposta per lei. La giovane, come tutti i teenager, ama ascoltare il pop e guardare i DVD, e spera anche di diventare un'attrice di Bollywood. Negli ultimi tempi ha anche inciso un disco con il suo cantante preferito, la popstar indiana Mika Singh.
SPAGNA - In Spagna, un agente immobiliare disoccupato sta vendendo biglietti della lotteria nel tentativo di liberarsi del suo appartamento da 320.000 euro vicino Madrid, perché non più in grado di pagarne il mutuo o di trovare un acquirente interessato a comprarlo. Miguel Marina ha detto di sperare di poter estinguere il mutuo, che copre l'80% del valore del suo immobile, vendendo 64.000 biglietti a 5 euro ciascuno e promettendo la sua casa al vincitore estratto. Il suo sito web, elpisodeloscincoeuros.com - che in spagnolo significa 'l'appartamento da cinque euro' - presenta un contratto dettagliato per la consegna della proprietà, che si trova nella cittadina di Ciempozuelos. L'uomo aveva acquistato la casa nel 2005 quando ancora lavorava come agente immobiliare, occupazione poi persa a causa del collasso del mercato nel settore. "Ho provato a venderla, ma non ho trovato acquirenti", ha aggiunto. Marina ha detto di aver consultato un notaio per assicurarsi che la sua lotteria sia legale. "Per cinque euro - ha detto Marina - tu puoi vincere un appartamento, e io potrò ricominciare a dormire".
AUSTRALIA - Il giudice del tribunale di Sydney, in Australia, ha annullato un processo per sudoku. Il togato si è accorto che alcuni giurati, invece di ascoltare con attenzione le prove a carico di due imputati per traffico di droga, stavano dedicandosi al famoso passatempo aritmetico. Dopo 66 giorni di procedimento si è scoperto che cinque membri si erano dedicati al gioco per almeno metà della durata del processo. A destare i sospetti del giudice, Peter Zahra, sono stati gli stessi giurati: alcuni di loro non stavano scrivendo orizzontalmente, ma in verticale. Da una successiva verifica è emerso che stavano compilando le caselle del sudoku. Il processo era in corso da oltre 2 mesi per un costo totale, per i contribuenti australiani, di un milione di dollari.
EGITTO - Le autorità egiziane hanno impedito che si svolgesse un matrimonio tra un arabo e una giovane egiziana. Il motivo? La grande differenza di età tra i due mancati sposi. L'uomo ha infatti 75 anni in più rispetto alla giovane. Secondo il ministero della Giustizia, questa forte differenza di età contrasta con la legge che regolamenta i matrimoni tra le egiziane e gli stranieri. "Questo provvedimento - commenta il delegato del ministero, Ahmad al-Sarjani - impedisce il turismo sessuale in Egitto da parte di anziani stranieri che sposano giovani egiziane". In base alla legge sul matrimonio, la differenza di età tra i due coniugi non deve superare i 25 anni. "Inoltre - sottolinea al-Saraji - lo straniero deve presentare una documentazione fornita dalla sua ambasciata che attesta il suo stato sociale e un certificato di nascita per determinarne l'età". C'è un modo per aggirare il limite di differenza di età: lo sposo può versare una somma di danaro considerevole su un conto bancario egiziano intestato all'aspirante sposa. Il governo egiziano da anni cerca di evitare il commercio di giovani donne provenienti da famiglie povere a ricchi uomini dei paesi arabi del Golfo. Sono 633 i matrimoni tra egiziane e stranieri, in maggioranza arabi, avvenuti nell'ultimo anno: 173 violavano il limite di età.
FRANCIA - I proprietari di cani pericolosi dovranno ottenere un 'permesso di detenzione' dal sindaco del comune di residenza. Prevista inoltre la creazione di un sistema di formazione all'educazione canina riconosciuto da un 'attestato di idoneita''. Il presidente Sarkozy aveva promesso la nuova legge in seguito all'indignazione suscitata da un'ondata di aggressioni commesse da cani. Negli ultimi 20 anni in Francia ci sono stati una trentina di decessi causati da attacchi di cani.
ITALIA - Una coppia raggiunge la scuola per l' uscita del figlio di lei e nell' attesa la donna dà un euro a lui: «Vai a tentare la fortuna». Lui esegue, entra in tabaccheria, compra un gratta&vinci e si accorge di aver vinto: 500mila euro. Esce, e rivela: «Non ti amo più. Ti lascio». Se ne va, con il biglietto vincente. Ora lei lo ha denunciato, reclamando la vincita: «Mi aveva perfino promesso di sposarmi, ma va bene. Mi chiedo però con che faccia ha potuto portarsi via quel biglietto».
SPAGNA - In Spagna, un agente immobiliare disoccupato sta vendendo biglietti della lotteria nel tentativo di liberarsi del suo appartamento da 320.000 euro vicino Madrid, perché non più in grado di pagarne il mutuo o di trovare un acquirente interessato a comprarlo. Miguel Marina ha detto di sperare di poter estinguere il mutuo, che copre l'80% del valore del suo immobile, vendendo 64.000 biglietti a 5 euro ciascuno e promettendo la sua casa al vincitore estratto. Il suo sito web, elpisodeloscincoeuros.com - che in spagnolo significa 'l'appartamento da cinque euro' - presenta un contratto dettagliato per la consegna della proprietà, che si trova nella cittadina di Ciempozuelos. L'uomo aveva acquistato la casa nel 2005 quando ancora lavorava come agente immobiliare, occupazione poi persa a causa del collasso del mercato nel settore. "Ho provato a venderla, ma non ho trovato acquirenti", ha aggiunto. Marina ha detto di aver consultato un notaio per assicurarsi che la sua lotteria sia legale. "Per cinque euro - ha detto Marina - tu puoi vincere un appartamento, e io potrò ricominciare a dormire".
AUSTRALIA - Il giudice del tribunale di Sydney, in Australia, ha annullato un processo per sudoku. Il togato si è accorto che alcuni giurati, invece di ascoltare con attenzione le prove a carico di due imputati per traffico di droga, stavano dedicandosi al famoso passatempo aritmetico. Dopo 66 giorni di procedimento si è scoperto che cinque membri si erano dedicati al gioco per almeno metà della durata del processo. A destare i sospetti del giudice, Peter Zahra, sono stati gli stessi giurati: alcuni di loro non stavano scrivendo orizzontalmente, ma in verticale. Da una successiva verifica è emerso che stavano compilando le caselle del sudoku. Il processo era in corso da oltre 2 mesi per un costo totale, per i contribuenti australiani, di un milione di dollari.
EGITTO - Le autorità egiziane hanno impedito che si svolgesse un matrimonio tra un arabo e una giovane egiziana. Il motivo? La grande differenza di età tra i due mancati sposi. L'uomo ha infatti 75 anni in più rispetto alla giovane. Secondo il ministero della Giustizia, questa forte differenza di età contrasta con la legge che regolamenta i matrimoni tra le egiziane e gli stranieri. "Questo provvedimento - commenta il delegato del ministero, Ahmad al-Sarjani - impedisce il turismo sessuale in Egitto da parte di anziani stranieri che sposano giovani egiziane". In base alla legge sul matrimonio, la differenza di età tra i due coniugi non deve superare i 25 anni. "Inoltre - sottolinea al-Saraji - lo straniero deve presentare una documentazione fornita dalla sua ambasciata che attesta il suo stato sociale e un certificato di nascita per determinarne l'età". C'è un modo per aggirare il limite di differenza di età: lo sposo può versare una somma di danaro considerevole su un conto bancario egiziano intestato all'aspirante sposa. Il governo egiziano da anni cerca di evitare il commercio di giovani donne provenienti da famiglie povere a ricchi uomini dei paesi arabi del Golfo. Sono 633 i matrimoni tra egiziane e stranieri, in maggioranza arabi, avvenuti nell'ultimo anno: 173 violavano il limite di età.
FRANCIA - I proprietari di cani pericolosi dovranno ottenere un 'permesso di detenzione' dal sindaco del comune di residenza. Prevista inoltre la creazione di un sistema di formazione all'educazione canina riconosciuto da un 'attestato di idoneita''. Il presidente Sarkozy aveva promesso la nuova legge in seguito all'indignazione suscitata da un'ondata di aggressioni commesse da cani. Negli ultimi 20 anni in Francia ci sono stati una trentina di decessi causati da attacchi di cani.
ITALIA - Una coppia raggiunge la scuola per l' uscita del figlio di lei e nell' attesa la donna dà un euro a lui: «Vai a tentare la fortuna». Lui esegue, entra in tabaccheria, compra un gratta&vinci e si accorge di aver vinto: 500mila euro. Esce, e rivela: «Non ti amo più. Ti lascio». Se ne va, con il biglietto vincente. Ora lei lo ha denunciato, reclamando la vincita: «Mi aveva perfino promesso di sposarmi, ma va bene. Mi chiedo però con che faccia ha potuto portarsi via quel biglietto».
lunedì 21 aprile 2008
Perugia sul tetto d’Europa La Sirio Perugia di pallavolo vince la sua seconda Champions League
Due anni dopo il successo di Cannes la Sirio Perugia si è aggiudicata l’Indesit European Champions League, il trofeo più prestigioso a livello continentale, battendo in finale, con un netto 3 a 1, le russe dello Zarechie Odintsovo che annoverano tra le proprie fila vecchie conoscenze del campionato italiano come la Sokolova e la Zhukova.
Il 6 aprile scorso, infatti, sono state le ragazze umbre guidate dal coach Emanuele Sbano a festeggiare, insieme ai propri sostenitori, nel Palacio de los Deportes di Murcia.
Una vittoria meritata per quello che Perugia ha fatto vedere in tutto il torneo. Per arrivare ad alzare la coppa, le ragazze hanno dovuto superare in due derby prima Jesi e poi in semifinale Novara, Murcia nel girone di qualificazione e quindi le russe (già battute un anno fa nella finale di coppa Cev in casa) nella finale.
La coppa quindi resta in Italia per il quarto anno consecutivo. Nelle ultime quattro edizioni, infatti, si sono state due squadre italiane a vincere il trofeo la Sirio (2006 – 2008) e la Foppapedretti Bergamo (2005 – 2007), questo a testimonianza dell’alto livello raggiunto dal volley italiano sia a livello di club che a livello di nazionale.
Altra soddisfazione nella notte di Murcia il riconoscimento quale migliore giocatrice della finale a Simona Gioli. La centrale, che milita da sei stagioni nella formazione umbra, ha trascinato le sue compagne alla conquista del trofeo, con i 21 punti della finale.
La giocatrice così ha commentato al termine della partita: «Sono due anni che aspettavo questo momento. A Cannes non ero in campo nella finale ma stavolta ho fatto di tutto per conquistare la coppa. Siamo state capaci – continua la Gioli – di raggiungere questo traguardo grazie al grande spirito del gruppo. Abbiamo lavorato veramente sodo per conquistare il trofeo, pertanto, ora siamo ancor più soddisfatte di aver raggiunto il nostro scopo. È sicuramente una squadra stupefacente la nostra. Il premio di Mvp – conclude – non me lo aspettavo perché abbiamo giocato tutte bene ed abbiamo tagliato insieme questo prestigioso traguardo. La marcia in più è la mentalità vincente del gruppo, quando siamo arrivate a Murcia ci siamo dette che la coppa doveva essere nostra e ci siamo riuscite».
Soddisfatto anche il coach Emanuele Sbano: «Siamo al settimo cielo, era un obiettivo a cui tenevamo davvero tantissimo, vincere in questa maniera è davvero stupendo. Sono due anni che stavamo pensando di tornare ad alzare questa coppa. Senza nulla togliere alle altre competizioni, la Champions League regala sensazioni ineguagliabili. Il segreto della squadra? Il gruppo, la tecnica e le qualità morali. Quando le ragazze vogliono ottenere qualcosa ci mettono l’anima».
Ormai abituato ai successi il presidente Carlo Iacone si lascia andare: «Abbiamo cercato con tutte le nostre forze di ottenere questo successo e lo festeggeremo degnamente, ma questo non ci fa venire meno la voglia di continuare a lottare in questa stagione per puntare anche allo scudetto. Siamo una società che incute rispetto e timore sempre ed ovunque. Con una mentalità vincente in campo e non solo. Abbiamo dimostrato che nei momenti importanti ci siamo. E continueremo a dimostrarlo».
Dopo i giusti festeggiamenti a cui si riferiva il presidente Iacone, le ragazze sono tornate subito al lavoro per cercare di raggiungere l’ultimo obiettivo stagionale, lo scudetto.
Nel cammino verso il tricolore la Sirio Perugia, che ha terminato la stagione regolare al terzo posto, si è trovata di fronte ai quarti la Yamamay Busto Arsizio battuta 2-0 (3-2; 2-0) ed in semifinale la Foppapedretti Bergamo superata per 2 a 1 (3-2; 0-3; 3-2).
Adesso le ragazze umbre se la dovranno vedere nella finale scudetto (al meglio delle 5 partite) contro la Scavolini Pesaro, prima al termine della regular season, uscita vincitrice per 2 a 0 (3-1; 3-1) dall’altra semifinale con l’Asystel Novara.
Il 6 aprile scorso, infatti, sono state le ragazze umbre guidate dal coach Emanuele Sbano a festeggiare, insieme ai propri sostenitori, nel Palacio de los Deportes di Murcia.
Una vittoria meritata per quello che Perugia ha fatto vedere in tutto il torneo. Per arrivare ad alzare la coppa, le ragazze hanno dovuto superare in due derby prima Jesi e poi in semifinale Novara, Murcia nel girone di qualificazione e quindi le russe (già battute un anno fa nella finale di coppa Cev in casa) nella finale.
La coppa quindi resta in Italia per il quarto anno consecutivo. Nelle ultime quattro edizioni, infatti, si sono state due squadre italiane a vincere il trofeo la Sirio (2006 – 2008) e la Foppapedretti Bergamo (2005 – 2007), questo a testimonianza dell’alto livello raggiunto dal volley italiano sia a livello di club che a livello di nazionale.
Altra soddisfazione nella notte di Murcia il riconoscimento quale migliore giocatrice della finale a Simona Gioli. La centrale, che milita da sei stagioni nella formazione umbra, ha trascinato le sue compagne alla conquista del trofeo, con i 21 punti della finale.
La giocatrice così ha commentato al termine della partita: «Sono due anni che aspettavo questo momento. A Cannes non ero in campo nella finale ma stavolta ho fatto di tutto per conquistare la coppa. Siamo state capaci – continua la Gioli – di raggiungere questo traguardo grazie al grande spirito del gruppo. Abbiamo lavorato veramente sodo per conquistare il trofeo, pertanto, ora siamo ancor più soddisfatte di aver raggiunto il nostro scopo. È sicuramente una squadra stupefacente la nostra. Il premio di Mvp – conclude – non me lo aspettavo perché abbiamo giocato tutte bene ed abbiamo tagliato insieme questo prestigioso traguardo. La marcia in più è la mentalità vincente del gruppo, quando siamo arrivate a Murcia ci siamo dette che la coppa doveva essere nostra e ci siamo riuscite».
Soddisfatto anche il coach Emanuele Sbano: «Siamo al settimo cielo, era un obiettivo a cui tenevamo davvero tantissimo, vincere in questa maniera è davvero stupendo. Sono due anni che stavamo pensando di tornare ad alzare questa coppa. Senza nulla togliere alle altre competizioni, la Champions League regala sensazioni ineguagliabili. Il segreto della squadra? Il gruppo, la tecnica e le qualità morali. Quando le ragazze vogliono ottenere qualcosa ci mettono l’anima».
Ormai abituato ai successi il presidente Carlo Iacone si lascia andare: «Abbiamo cercato con tutte le nostre forze di ottenere questo successo e lo festeggeremo degnamente, ma questo non ci fa venire meno la voglia di continuare a lottare in questa stagione per puntare anche allo scudetto. Siamo una società che incute rispetto e timore sempre ed ovunque. Con una mentalità vincente in campo e non solo. Abbiamo dimostrato che nei momenti importanti ci siamo. E continueremo a dimostrarlo».
Dopo i giusti festeggiamenti a cui si riferiva il presidente Iacone, le ragazze sono tornate subito al lavoro per cercare di raggiungere l’ultimo obiettivo stagionale, lo scudetto.
Nel cammino verso il tricolore la Sirio Perugia, che ha terminato la stagione regolare al terzo posto, si è trovata di fronte ai quarti la Yamamay Busto Arsizio battuta 2-0 (3-2; 2-0) ed in semifinale la Foppapedretti Bergamo superata per 2 a 1 (3-2; 0-3; 3-2).
Adesso le ragazze umbre se la dovranno vedere nella finale scudetto (al meglio delle 5 partite) contro la Scavolini Pesaro, prima al termine della regular season, uscita vincitrice per 2 a 0 (3-1; 3-1) dall’altra semifinale con l’Asystel Novara.
sabato 19 aprile 2008
Festival Internazionale del Giornalismo: a Perugia i mostri sacri del giornalismo mondiale
Carl Bernstein: “Un buon giornalista deve sempre cercare di ottenere la migliore versione possibile della verità”
Grande successo di pubblico ha registrato anche quest’anno il “Festival Internazionale del Giornalismo” che per cinque giorni, dal 9 al 13 aprile, si è tenuto a Perugia. La manifestazione, giunta alla sua seconda edizione, ha l’ambizioso obiettivo di mettere a confronto di diversi tipi di giornalismo mondiale.
L’edizione 2008 del Festival ha visto la partecipazione di un pubblico composto soprattutto da giovani che, attratti dalla professione giornalistica, non si sono fatti scappare l’occasione di “incontrare” alcuni dei mostri sacri del giornalismo mondiale, a cominciare dal fondatore de La Repubblica, Eugenio Scalfari, che ha aperto la manifestazione con una lectio magistralis sul mondo dei media e sul ruolo dei giornalisti.
La manifestazione si è poi snodata in diversi appuntamenti, tutti contraddistinti dalla presenza di prestigiosi giornalisti, a partire dall’inviata sui fronti di guerra del The Daily Mirror, Ann Leslie, per poi passare a Barbara Serra, conduttrice di Al Jazeera International, Gad Lerner, Lilli Gruber, Ezio Mauro, Marco Travaglio, Peter Gomez, per finire, ma la lista sarebbe ancora lunga, con Bachi Karkaria, vicedirettore del quotidiano The Times of India, Evan Cornog della Columbia University Graduate School Of Journalism e Knut Royce, vincitore per tre volte del premio Pulitzer.
Particolarmente interessante l’incontro dal titolo “Media e potere”, tenutosi giovedì 10 aprile, nel corso del quale si è analizzato il rapporto tra media e potere cercando di capire se i primi sono “ostaggi” del lavoro degli spin doctor, professionisti della comunicazione che lavorano per la politica.
Protagonisti del dibattito, Carl Bernstein, il giornalista americano che, insieme al collega Bob Woodward, con i suoi articoli per il The Washington Post, fece scoppiare il caso Watergate, che, nel 1974, costrinze alle dimissioni l’allora presidente degli Stati Uniti, Richard Nixon; Alastair Campbell, considerato uno dei migliori spin doctor, che ha ricoperto questo ruolo durante il periodo di governo dell’ex primo ministro inglese, Tony Blair; Marcello Foa, inviato speciale de Il Giornale ed autore del libro “Gli stregoni della Notizia” nel quale ha analizzato criticamente il ruolo degli spin doctor. Nel ruolo di mediatore Angelo Mellone editorialista de Il Messaggero.
«Il lavoro dei giornalisti è quello di cercare di ottenere la migliore versione possibile della verità». Con queste parole esordisce Carl Bernstein, «un buon giornalista deve saper ascoltare, deve essere in grado di valutare le proprie fonti, le comunicazioni offerte ai media dagli spin doctor devono essere considerate soltanto il punto di partenza dal quale iniziare il lavoro di ricerca che sta alla base della professione giornalistica. Molto spesso però – continua – i giornalisti sono pigri, si limitano a riportare le notizie che provengono dalle fonti ufficiali, hanno perso la voglia di indagare, di scavare più in profondità». Un esempio lampante di questo atteggiamento è stata, secondo Bernstein, la guerra in Iraq. «Nei mesi che hanno preceduto l’inizio del conflitto, - sostiene – i media americani hanno abbandonato l’importante ruolo di guardiani del potere finendo per offrire, al presidente Bush ed ai suoi collaboratori, una cassa di risonanza per quanto riguarda le presunte armi di distruzione di massa in possesso di Saddam Hussein. I giornalisti americani – continua – sono riusciti a rifarsi solo dopo la fine della guerra, grazie al loro lavoro, infatti, si è scoperto che Saddam Hussein non aveva armi segrete e che il dittatore iracheno non aveva legami con i fondamentalisti islamici e non c’entrava nulla con l’11 settembre».
In sostanza Bernstein non ritiene che il malessere dell’informazione sia data dal lavoro, legittimo, degli spin doctor, piuttosto, ribadisce che «la cattiva informazione è data soprattutto dalla pigrezza dei giornalisti».
Critico rispetto alla posizione di Bernstein, Marcello Foa. L’inviato de Il Giornale ritiene invece che «sono proprio gli spin doctor a manipolare le informazioni fornendo ai media solo la versione ufficiale dei fatti che, non sempre, anzi quasi mai, rispecchia la verità. Quando poi le persone si rendono conto che ciò che gli è stato detto è falso – continua Foa – si innesca in loro quel fenomeno che sta alla base della perdita di fiducia nelle istituzioni e negli stessi media che contribuisce a svuotare il concetto stesso di democrazia».
Parte sulla difensiva, invece, Alastair Campbell, che, da ex spin doctor, cerca di difendere quello che è stato il suo lavoro fino a poco tempo fa dalle critiche di Foa. «Ritengo che sia legittimo che i leader politici abbiano delle persone che curino la loro comunicazione – sostiene – specie nelle nostre società in cui i media ricoprono un ruolo sempre più importante. Il compito degli spin doctor – continua Campbell – è quello di far conoscere alla gente cosa sta facendo il governo, questo non significa però che ciò che viene detto sia falso, al contrario, sono spesso i giornalisti a pensare che nelle parole dei politici e degli spin doctor ci sia la volontà di nascondere la verità. Io ad esempio posso garantire che Tony Blair non ha mai mentito agli inglesi e al Parlamento».
Grande successo di pubblico ha registrato anche quest’anno il “Festival Internazionale del Giornalismo” che per cinque giorni, dal 9 al 13 aprile, si è tenuto a Perugia. La manifestazione, giunta alla sua seconda edizione, ha l’ambizioso obiettivo di mettere a confronto di diversi tipi di giornalismo mondiale.
L’edizione 2008 del Festival ha visto la partecipazione di un pubblico composto soprattutto da giovani che, attratti dalla professione giornalistica, non si sono fatti scappare l’occasione di “incontrare” alcuni dei mostri sacri del giornalismo mondiale, a cominciare dal fondatore de La Repubblica, Eugenio Scalfari, che ha aperto la manifestazione con una lectio magistralis sul mondo dei media e sul ruolo dei giornalisti.
La manifestazione si è poi snodata in diversi appuntamenti, tutti contraddistinti dalla presenza di prestigiosi giornalisti, a partire dall’inviata sui fronti di guerra del The Daily Mirror, Ann Leslie, per poi passare a Barbara Serra, conduttrice di Al Jazeera International, Gad Lerner, Lilli Gruber, Ezio Mauro, Marco Travaglio, Peter Gomez, per finire, ma la lista sarebbe ancora lunga, con Bachi Karkaria, vicedirettore del quotidiano The Times of India, Evan Cornog della Columbia University Graduate School Of Journalism e Knut Royce, vincitore per tre volte del premio Pulitzer.
Particolarmente interessante l’incontro dal titolo “Media e potere”, tenutosi giovedì 10 aprile, nel corso del quale si è analizzato il rapporto tra media e potere cercando di capire se i primi sono “ostaggi” del lavoro degli spin doctor, professionisti della comunicazione che lavorano per la politica.
Protagonisti del dibattito, Carl Bernstein, il giornalista americano che, insieme al collega Bob Woodward, con i suoi articoli per il The Washington Post, fece scoppiare il caso Watergate, che, nel 1974, costrinze alle dimissioni l’allora presidente degli Stati Uniti, Richard Nixon; Alastair Campbell, considerato uno dei migliori spin doctor, che ha ricoperto questo ruolo durante il periodo di governo dell’ex primo ministro inglese, Tony Blair; Marcello Foa, inviato speciale de Il Giornale ed autore del libro “Gli stregoni della Notizia” nel quale ha analizzato criticamente il ruolo degli spin doctor. Nel ruolo di mediatore Angelo Mellone editorialista de Il Messaggero.
«Il lavoro dei giornalisti è quello di cercare di ottenere la migliore versione possibile della verità». Con queste parole esordisce Carl Bernstein, «un buon giornalista deve saper ascoltare, deve essere in grado di valutare le proprie fonti, le comunicazioni offerte ai media dagli spin doctor devono essere considerate soltanto il punto di partenza dal quale iniziare il lavoro di ricerca che sta alla base della professione giornalistica. Molto spesso però – continua – i giornalisti sono pigri, si limitano a riportare le notizie che provengono dalle fonti ufficiali, hanno perso la voglia di indagare, di scavare più in profondità». Un esempio lampante di questo atteggiamento è stata, secondo Bernstein, la guerra in Iraq. «Nei mesi che hanno preceduto l’inizio del conflitto, - sostiene – i media americani hanno abbandonato l’importante ruolo di guardiani del potere finendo per offrire, al presidente Bush ed ai suoi collaboratori, una cassa di risonanza per quanto riguarda le presunte armi di distruzione di massa in possesso di Saddam Hussein. I giornalisti americani – continua – sono riusciti a rifarsi solo dopo la fine della guerra, grazie al loro lavoro, infatti, si è scoperto che Saddam Hussein non aveva armi segrete e che il dittatore iracheno non aveva legami con i fondamentalisti islamici e non c’entrava nulla con l’11 settembre».
In sostanza Bernstein non ritiene che il malessere dell’informazione sia data dal lavoro, legittimo, degli spin doctor, piuttosto, ribadisce che «la cattiva informazione è data soprattutto dalla pigrezza dei giornalisti».
Critico rispetto alla posizione di Bernstein, Marcello Foa. L’inviato de Il Giornale ritiene invece che «sono proprio gli spin doctor a manipolare le informazioni fornendo ai media solo la versione ufficiale dei fatti che, non sempre, anzi quasi mai, rispecchia la verità. Quando poi le persone si rendono conto che ciò che gli è stato detto è falso – continua Foa – si innesca in loro quel fenomeno che sta alla base della perdita di fiducia nelle istituzioni e negli stessi media che contribuisce a svuotare il concetto stesso di democrazia».
Parte sulla difensiva, invece, Alastair Campbell, che, da ex spin doctor, cerca di difendere quello che è stato il suo lavoro fino a poco tempo fa dalle critiche di Foa. «Ritengo che sia legittimo che i leader politici abbiano delle persone che curino la loro comunicazione – sostiene – specie nelle nostre società in cui i media ricoprono un ruolo sempre più importante. Il compito degli spin doctor – continua Campbell – è quello di far conoscere alla gente cosa sta facendo il governo, questo non significa però che ciò che viene detto sia falso, al contrario, sono spesso i giornalisti a pensare che nelle parole dei politici e degli spin doctor ci sia la volontà di nascondere la verità. Io ad esempio posso garantire che Tony Blair non ha mai mentito agli inglesi e al Parlamento».
Etichette:
Festival,
Giornalismo,
Informazione,
Media,
Perugia
lunedì 7 aprile 2008
ITALIANI ATTIVI MA INSODDISFATTI SOTTO LE LENZUOLA
Poco pepe nelle camere da letto degli italiani. Pochi rapporti sessuali e soprattutto scarsa capacità di comunicare le proprie fantasie al partner. È quanto è emerso da un recente sondaggio internazionale, Sexual Wellbeing Global Survey (Swgs), commissionato dalla nota azienda di profilattici, la Durex, e condotto su 26 mila persone di 26 Paesi.
L’indagine si è sviluppata su due livelli, il primo ha indagato il grado di soddisfazione sessuale mentre il secondo le fantasie sessuali di uomini e donne. Ma andiamo per gradi.
In merito al primo livello il 60% degli intervistati afferma che il sesso è divertente, piacevole, e rappresenta una parte fondamentale della vita. Ciò nonostante, solo il 44% è veramente soddisfatto della propria vita sessuale.
Andando avanti con l'età, il livello di soddisfazione si abbassa. Questo avviene maggiormente tra gli uomini piuttosto che tra le donne e succede in parte perché si tende a diminuire la frequenza dei rapporti sessuali e, in genere, si è coinvolti in una relazione duratura. Si tende perciò a provare meno eccitazione e più monotonia.
Appena il 48% dice di raggiungere abitualmente l'orgasmo (64% uomini, 32% donne).
Chi ha una relazione da più di tre anni ha la tendenza ad essere meno inibito. Il 53% vede i benefici nell'introdurre un pò di sperimentazione nella propria vita sessuale.
Per quanto riguarda i nostri connazionali, riferisce il Swgs, ”solo il 48% degli uomini ha una vita sessuale eccitante, la stessa percentuale dei greci, ma meno dei nigeriani (78%), che sono i leader a livello globale”. Peggio di noi, invece, i cugini d’Oltralpe (36%) ed i giapponesi (10%).
E ancora. “Circa il 56% delle italiane ritiene di avere una vita sessuale sufficientemente varia. Inoltre, sebbene il 36% faccia l’amore almeno tre o più volte la settimana, la frequenza dei rapporti sessuali non è sufficiente per il 59% degli intervistati”. L’Italia dunque non rappresenta più la terra della conquista e della seduzione.
Il secondo livello d’indagine consiste, invece, in uno sguardo all’interno delle camere da letto.
Dalla ricerca è emerso che la soddisfazione sessuale è mediocre, gli intervistati si dichiarano non così felici come potrebbero o come vorrebbero essere.
Se si parla dei ‘giochi’ praticati dagli uomini eterosessuali italiani all’interno della loro vita sessuale per aumentare la libido, prosegue il sondaggio, si scopre che nelle nostre camere da letto il più popolare è il ricorso alle fantasie sessuali (75%), seguito dai massaggi sensuali (63%), dal sesso orale (76%) e dall’utilizzo di materiali erotici (55%). Massaggi sensuali e fantasie sono in cima alla lista per le italiane eterosessuali. Il 27% usa materiali erotici, il 63% indossa biancheria intima sexy e il 75% pratica sesso orale.
I dati, inoltre, rivelano che i nostri connazionali, come i greci, dedicano 41 minuti ai preliminari e al rapporto sessuale, 5 minuti in più rispetto alla media mondiale. La leadership spetta però ai messicani, che impiegano una media di 45 minuti nei rapporti, mentre i più veloci sono gli abitanti di Hong Kong (27minuti).
Dal sondaggio Swgs emerge anche che “il 48% degli uomini italiani si masturba ogni settimana rispetto al 19% delle donne”. Mentre per quanto riguarda i nigeriani, i più soddisfatti della propria vita sessuale, la percentuale scende al 30%.
Per migliorare la propria vita sessuale il 33% degli italiani vorrebbe divertirsi di più, il 35% vorrebbe sentirsi meno stressato ed il 36% preferirebbe una più alta qualità del tempo trascorso con la propria partner.
Per le italiane, invece, le priorità sono romanticismo (43%) e meno stress (38%).
L’inchiesta sfata poi un’altra leggenda: gli uomini del Belpaese hanno avuto una media di 19 partner, ossia 10 in meno degli austriaci, leader globali e 9 in meno dei greci. Le donne italiane invece hanno avuto una media di 7 partner, rispetto ai 17 delle austriache e ai 10 delle abitanti del Regno Unito e della Grecia”.
In quasi tutti i paesi, gli uomini hanno avuto più partner delle donne, l'unica eccezione è rappresentata dalla Nuova Zelanda dove la media di 20 partner per le donne è tre volte tanto quella degli uomini.
L'attività globalmente più popolare è il massaggio sessuale praticato da 6 persone su dieci (59%).
Il sesso orale è comune fra gli austriaci (80%) ed i brasiliani (77%), mentre gli svizzeri (77%) indulgono alle fantasie sessuali, ed i tailandesi (68%) preferiscono materiali erotici per stimolare la loro libido.
Poco meno di 6 persone su dieci (58%) si trova a proprio agio nel descrivere al partner quello che amano fare a letto. Quelli più sereni sono i messicani (80%), i greci (76%), gli indiani e gli spagnoli (74% per entrambi), mentre i britannici (49%), fra gli europei, sono quelli che amano meno parlare di queste cose.
Infine il 67% degli adulti hanno rapporti sessuali con frequenza settimanale. I più attivi sono i greci, quasi un quarto di loro (24%) ha rapporti sessuali cinque o più volte la settimana, rispetto al 10% globale. A seguire troviamo brasiliani, russi, cinesi e polacchi. Gli italiani si piazzano al sesto posto.
L’indagine si è sviluppata su due livelli, il primo ha indagato il grado di soddisfazione sessuale mentre il secondo le fantasie sessuali di uomini e donne. Ma andiamo per gradi.
In merito al primo livello il 60% degli intervistati afferma che il sesso è divertente, piacevole, e rappresenta una parte fondamentale della vita. Ciò nonostante, solo il 44% è veramente soddisfatto della propria vita sessuale.
Andando avanti con l'età, il livello di soddisfazione si abbassa. Questo avviene maggiormente tra gli uomini piuttosto che tra le donne e succede in parte perché si tende a diminuire la frequenza dei rapporti sessuali e, in genere, si è coinvolti in una relazione duratura. Si tende perciò a provare meno eccitazione e più monotonia.
Appena il 48% dice di raggiungere abitualmente l'orgasmo (64% uomini, 32% donne).
Chi ha una relazione da più di tre anni ha la tendenza ad essere meno inibito. Il 53% vede i benefici nell'introdurre un pò di sperimentazione nella propria vita sessuale.
Per quanto riguarda i nostri connazionali, riferisce il Swgs, ”solo il 48% degli uomini ha una vita sessuale eccitante, la stessa percentuale dei greci, ma meno dei nigeriani (78%), che sono i leader a livello globale”. Peggio di noi, invece, i cugini d’Oltralpe (36%) ed i giapponesi (10%).
E ancora. “Circa il 56% delle italiane ritiene di avere una vita sessuale sufficientemente varia. Inoltre, sebbene il 36% faccia l’amore almeno tre o più volte la settimana, la frequenza dei rapporti sessuali non è sufficiente per il 59% degli intervistati”. L’Italia dunque non rappresenta più la terra della conquista e della seduzione.
Il secondo livello d’indagine consiste, invece, in uno sguardo all’interno delle camere da letto.
Dalla ricerca è emerso che la soddisfazione sessuale è mediocre, gli intervistati si dichiarano non così felici come potrebbero o come vorrebbero essere.
Se si parla dei ‘giochi’ praticati dagli uomini eterosessuali italiani all’interno della loro vita sessuale per aumentare la libido, prosegue il sondaggio, si scopre che nelle nostre camere da letto il più popolare è il ricorso alle fantasie sessuali (75%), seguito dai massaggi sensuali (63%), dal sesso orale (76%) e dall’utilizzo di materiali erotici (55%). Massaggi sensuali e fantasie sono in cima alla lista per le italiane eterosessuali. Il 27% usa materiali erotici, il 63% indossa biancheria intima sexy e il 75% pratica sesso orale.
I dati, inoltre, rivelano che i nostri connazionali, come i greci, dedicano 41 minuti ai preliminari e al rapporto sessuale, 5 minuti in più rispetto alla media mondiale. La leadership spetta però ai messicani, che impiegano una media di 45 minuti nei rapporti, mentre i più veloci sono gli abitanti di Hong Kong (27minuti).
Dal sondaggio Swgs emerge anche che “il 48% degli uomini italiani si masturba ogni settimana rispetto al 19% delle donne”. Mentre per quanto riguarda i nigeriani, i più soddisfatti della propria vita sessuale, la percentuale scende al 30%.
Per migliorare la propria vita sessuale il 33% degli italiani vorrebbe divertirsi di più, il 35% vorrebbe sentirsi meno stressato ed il 36% preferirebbe una più alta qualità del tempo trascorso con la propria partner.
Per le italiane, invece, le priorità sono romanticismo (43%) e meno stress (38%).
L’inchiesta sfata poi un’altra leggenda: gli uomini del Belpaese hanno avuto una media di 19 partner, ossia 10 in meno degli austriaci, leader globali e 9 in meno dei greci. Le donne italiane invece hanno avuto una media di 7 partner, rispetto ai 17 delle austriache e ai 10 delle abitanti del Regno Unito e della Grecia”.
In quasi tutti i paesi, gli uomini hanno avuto più partner delle donne, l'unica eccezione è rappresentata dalla Nuova Zelanda dove la media di 20 partner per le donne è tre volte tanto quella degli uomini.
L'attività globalmente più popolare è il massaggio sessuale praticato da 6 persone su dieci (59%).
Il sesso orale è comune fra gli austriaci (80%) ed i brasiliani (77%), mentre gli svizzeri (77%) indulgono alle fantasie sessuali, ed i tailandesi (68%) preferiscono materiali erotici per stimolare la loro libido.
Poco meno di 6 persone su dieci (58%) si trova a proprio agio nel descrivere al partner quello che amano fare a letto. Quelli più sereni sono i messicani (80%), i greci (76%), gli indiani e gli spagnoli (74% per entrambi), mentre i britannici (49%), fra gli europei, sono quelli che amano meno parlare di queste cose.
Infine il 67% degli adulti hanno rapporti sessuali con frequenza settimanale. I più attivi sono i greci, quasi un quarto di loro (24%) ha rapporti sessuali cinque o più volte la settimana, rispetto al 10% globale. A seguire troviamo brasiliani, russi, cinesi e polacchi. Gli italiani si piazzano al sesto posto.
domenica 6 aprile 2008
Allergie primaverili: tra lacrime e starnuti. Cresce in tutto il mondo il numero degli allergici ai pollini
Respiro corto, starnuti, occhi che bruciano e lacrimano, pelle arrossata, prurito. È tornata la primavera e con questa la stagione delle allergie in tutte le sue svariate manifestazioni. Il problema riguarda sempre più persone, nei paesi avanzati, infatti, ne soffre circa il 20% della popolazione e la percentuale è destinata a crescere. Secondo gli esperti, le cause di questa incessante crescita delle allergie, sono da ricondursi al miglioramento delle condizioni igieniche, al cambiamento climatico, all'inquinamento, alla grande quantità di additivi e di coloranti di cui la nostra alimentazione è infarcita, all'abuso di antibiotici nell'infanzia. Altra causa importante è la comparsa di pollini che una volta non c' erano. Ma ci sono anche allergeni che col cambiamento climatico e le fioriture fuori regola sono diventati perenni come la parietaria e l' erba dei prati.
I granuli pollinici arrivano, in genere, con una periodicità distinta in tre fasi: una precoce (pre-primaverile), una primaverile-estiva e infine una estiva-autunnale. Nel primo periodo l'allergia è legata alla fioritura delle piante arboree, nel secondo dipende dalle graminacee, urticaceae e oleaceae mentre nel terzo deriva principalmente dalle asteracee.
Le reazioni più comuni sono l'infiammazione delle mucose del cavo oronasale e alcune forme di congiuntivite. I sintomi includono anche congestione e naso gocciolante, prurito e lacrimazione degli occhi, infiammazione delle mucose e tosse continua. In qualche caso però può anche manifestarsi una sintomatologia più pesante come quella dell’asma, e quindi gravi difficoltà respiratorie.
Per capire a quale polline si è allergici è possibile effettuare diversi tipi di test. Si va da quelli cutanei, eseguiti ‘graffiando’ o iniettando, in un lembo di pelle, estratti di diversi tipi di allergeni che consentono di verificare visivamente la risposta infiammatoria, all’analisi del sangue, attraverso la quale si individua il livello di IgE (una classe di anticorpi, le immunoglobuline di tipo E) presente. Nel caso in cui questo valore risulti alto il soggetto è allergico.
Un’attenta analisi delle abitudini e degli stili di vita del paziente, e quindi delle probabili esposizioni in determinati periodi dell’anno, aiuta inoltre a limitare la ricerca e, di conseguenza, ad individuare la terapia adatta in maniera più rapida.
La migliore cura è evitare il contatto con la sostanza allergenica. Se questo è più facile per altre allergie, come quelle ai farmaci o quelle alimentari, per quanto riguarda i pollini è più complicato perché sfuggire all’allergene significa non rimanere all’aperto nel periodo di migrazione.
L’allergia si può alleviare con l’assunzione di farmaci da banco, decongestionanti, antistaminici e corticosteroidi nasali. In caso di allergie più gravi, i cui sintomi perdurano per periodi di tempo più lunghi e con maggiori effetti, si può ricorrere all’immunoterapia. Si iniettano nel soggetto più dosi di allergene diluito a concentrazioni crescenti, così l’organismo si abitua alla sua presenza e riduce la risposta immunitaria che scatena l’allergia.
Per alleviare il più possibile il disagio di starnuti e occhi rossi ci sono poi una serie di comportamenti e di strategie preventive alla portata di tutti, da mettere in atto con poco sforzo.
Ecco i consigli dell'Associazione allergologi e immunologi territoriali ed ospedalieri
1. Durante il periodo di fioritura e nelle giornate soleggiate occorre ridurre al massimo l’esposizione ad ambienti aperti.
2. Evitare di parcheggiare l'auto sotto gli alberi o vicino prati e giardini.
3. Se si va in bicicletta o in motorino bisogna utilizzare una mascherina che copra naso e bocca.
4. Tenere presente che in collina (a un'altitudine compresa fra i 500 e gli 800 metri) l'impollinazione avviene con circa un mese di ritardo.
5. Se malgrado tutti gli accorgimenti e le terapie la sintomatologia persiste trasferirsi temporaneamente a quote superiori ai 1500 metri .
6. Alcuni alimenti, in particolar modo vegetali, possono indurre reazioni inaspettate (prurito e gonfiore alle labbra ed in bocca per esempio) perché responsabili di allergie crociate.
7. Chi è allergico alle betulacee dovrebbe prestare attenzione a carote, mele, nocciole, pere, finocchi, noci, ananas, ciliege, albicocche, banane, susine, prugne e fragole.
8. I pazienti allergici alle graminacee dovrebbero invece fare attenzione a melone, pomodori, angurie, arance, kiwi e in alcuni casi anche a avena, frumento, orzo, segala e mais.
9. Chi è allergico alla compositae eviti sedano, anguria, melone, banana, zucchino, cetriolo, carote e prezzemolo.
10. Oltre alle misure igieniche preventive ricordarsi di seguire, sotto controllo medico, farmaci preventivi quali antistaminici e antinfiammatori steroidei locali.
I granuli pollinici arrivano, in genere, con una periodicità distinta in tre fasi: una precoce (pre-primaverile), una primaverile-estiva e infine una estiva-autunnale. Nel primo periodo l'allergia è legata alla fioritura delle piante arboree, nel secondo dipende dalle graminacee, urticaceae e oleaceae mentre nel terzo deriva principalmente dalle asteracee.
Le reazioni più comuni sono l'infiammazione delle mucose del cavo oronasale e alcune forme di congiuntivite. I sintomi includono anche congestione e naso gocciolante, prurito e lacrimazione degli occhi, infiammazione delle mucose e tosse continua. In qualche caso però può anche manifestarsi una sintomatologia più pesante come quella dell’asma, e quindi gravi difficoltà respiratorie.
Per capire a quale polline si è allergici è possibile effettuare diversi tipi di test. Si va da quelli cutanei, eseguiti ‘graffiando’ o iniettando, in un lembo di pelle, estratti di diversi tipi di allergeni che consentono di verificare visivamente la risposta infiammatoria, all’analisi del sangue, attraverso la quale si individua il livello di IgE (una classe di anticorpi, le immunoglobuline di tipo E) presente. Nel caso in cui questo valore risulti alto il soggetto è allergico.
Un’attenta analisi delle abitudini e degli stili di vita del paziente, e quindi delle probabili esposizioni in determinati periodi dell’anno, aiuta inoltre a limitare la ricerca e, di conseguenza, ad individuare la terapia adatta in maniera più rapida.
La migliore cura è evitare il contatto con la sostanza allergenica. Se questo è più facile per altre allergie, come quelle ai farmaci o quelle alimentari, per quanto riguarda i pollini è più complicato perché sfuggire all’allergene significa non rimanere all’aperto nel periodo di migrazione.
L’allergia si può alleviare con l’assunzione di farmaci da banco, decongestionanti, antistaminici e corticosteroidi nasali. In caso di allergie più gravi, i cui sintomi perdurano per periodi di tempo più lunghi e con maggiori effetti, si può ricorrere all’immunoterapia. Si iniettano nel soggetto più dosi di allergene diluito a concentrazioni crescenti, così l’organismo si abitua alla sua presenza e riduce la risposta immunitaria che scatena l’allergia.
Per alleviare il più possibile il disagio di starnuti e occhi rossi ci sono poi una serie di comportamenti e di strategie preventive alla portata di tutti, da mettere in atto con poco sforzo.
Ecco i consigli dell'Associazione allergologi e immunologi territoriali ed ospedalieri
1. Durante il periodo di fioritura e nelle giornate soleggiate occorre ridurre al massimo l’esposizione ad ambienti aperti.
2. Evitare di parcheggiare l'auto sotto gli alberi o vicino prati e giardini.
3. Se si va in bicicletta o in motorino bisogna utilizzare una mascherina che copra naso e bocca.
4. Tenere presente che in collina (a un'altitudine compresa fra i 500 e gli 800 metri) l'impollinazione avviene con circa un mese di ritardo.
5. Se malgrado tutti gli accorgimenti e le terapie la sintomatologia persiste trasferirsi temporaneamente a quote superiori ai 1500 metri .
6. Alcuni alimenti, in particolar modo vegetali, possono indurre reazioni inaspettate (prurito e gonfiore alle labbra ed in bocca per esempio) perché responsabili di allergie crociate.
7. Chi è allergico alle betulacee dovrebbe prestare attenzione a carote, mele, nocciole, pere, finocchi, noci, ananas, ciliege, albicocche, banane, susine, prugne e fragole.
8. I pazienti allergici alle graminacee dovrebbero invece fare attenzione a melone, pomodori, angurie, arance, kiwi e in alcuni casi anche a avena, frumento, orzo, segala e mais.
9. Chi è allergico alla compositae eviti sedano, anguria, melone, banana, zucchino, cetriolo, carote e prezzemolo.
10. Oltre alle misure igieniche preventive ricordarsi di seguire, sotto controllo medico, farmaci preventivi quali antistaminici e antinfiammatori steroidei locali.
Curiosità dal mondo
(ISRAELE) - Un mancato pagamento di stipendi rischia di provocare, come singolare reazione, l'inizio di uno sciopero del sesso in Israele. A proclamarlo sono le mogli degli ebrei ultraortodossi che intendono così denunciare il ritardo di oltre cinque mesi nel pagamento dei salari delle inservienti dei “mikve”. Si tratta dei luoghi dove, secondo il rito ebraico, tutte le donne religiose dovrebbero compiere abluzioni rituali almeno una volta al mese per “purificarsi” e avere poi rapporti con il partner.
(GRECIA) - La polizia greca ha scoperto, all'interno di un convento di suore ortodosse, una rigogliosa piantagione di canapa indiana. Le piante, più di trenta, sono state coltivate da due misteriosi personaggi che si sarebbero offerti di lavorare gratuitamente come giardinieri.
Le monache, evidentemente poco pratiche di sostanze illegali, consideravano quelle piante al pari dei salici piangenti, dei banali “arbusti decorativi”. Le religiose ignoravano insomma che dalle infiorescenze essiccate si potesse produrre la marijuana.
Una soffiata ha però mandato in fumo il sogno dei due aspiranti giardinieri, ora ricercati. Il monastero, che si trova nel villaggio di Filiro, nei pressi di Salonicco, cerca ora nuovi volontari capaci di prendersi cura del loro giardino in maniera legale.
(AUSTRALIA) - I gatti di casa diventano sempre più simili agli esseri umani. Finora eravamo abituati a vederli fare i loro bisognini dentro le lettiere che ogni giorno dovevamo cambiare per evitare spiacevoli odori in giro per casa. Ma dall’Australia arriva una rivoluzione che cambierà per sempre la vostra vita e quella del vostro gatto. Ecco a voi il Bitter-Kwitter, il primo water per gatti! L’artefice di questa invenzione è l’australiana, Jo Lapidge. L’idea le è venuta in mente guardando il film “Ti presento i miei “, dove Mr Sfigatto era solito fare i suoi bisogni proprio nel water. Da adesso anche i nostri gattini potranno fare altrettanto. E in sole tre fasi, distinte dai colori rosso, arancione e verde. Allenare il vostro gatto a fare i bisogni nel water vi richiederà 8 settimane e tanta pazienza. Prima si mette il Litter Kwitter di fianco alla vostra abituale toilette. Dopo due settimane si dispone un cerchio rosso sul water, così che il micio faccia pipì lì dentro. Poi si passa a quello arancione e a quello verde. E il gatto, a questo punto, sarà educato a farla nel water. Il Litter Kwitter, con tanto di dvd di spiegazioni, è in vendita al prezzo di 39.99 sterline, pari a 56 euro.
(IRLANDA DEL NORD) - I mariti fannulloni nordirlandesi che non aiutano nei lavori domestici potranno essere portati in tribunale dalle mogli. Lo stabilisce il disegno di legge per la prima "carta dei diritti" dell'Irlanda del Nord, presentato alla commissaria per i diritti umani della regione, Monica McWilliams, che sarà sottoposto al voto del parlamento di Westminster. Anche in casa, la carta prevede il diritto a una pausa e a un limite ragionevole di ore lavorate. In base a questa carta, quindi, ciascun partner dovrà fare la sua parte nei lavori di casa. La legge, una delle clausole dell'accordo del Venerdì Santo, equiparerà poi le casalinghe a qualsiasi altro lavoratore e concederà loro il diritto di prendersi una pausa dai lavori domestici. "Tutti i lavoratori, inclusi coloro che lavorano in casa o in un impiego informale, hanno diritto a riposarsi, svagarsi, a fare una pausa e ad un limite ragionevole delle ore di lavoro", si legge nel documento. Secondo Austen Morgan, avvocato che ha curato gli aspetti legali del testo del Venerdì Santo, la clausola contro i "partner pigroni" potrà essere utilizzata da chiunque creda che i propri diritti siano stati violati tra le mura domestiche e "apre la possibilità per i partner separati di invocare questa legge nei casi di divorzio".
(MALESIA) - Un tempo per ingraziarseli si sacrificavano agli antenati cibo, monili e oggetti sacrificali. Oggi si porge loro anche la lingerie. Accade in Malesia dove sono state acquistate enormi quantità di reggiseno e perizoma, da offrire ai defunti durante il festival Qing Ming. Nel Paese orientale è opinione comune credere che i morti abbiano bisogno anche di biancheria intima. Secondo quanto riporta The Star, i cinesi bruciano monete false e modellini di beni materiali come frigoriferi, automobili, vestiti e scarpe, credendo che gli antenati ricevano realmente questi omaggi e li usino nell'aldilà.
(USA) - Prima ha deciso di diventare uomo, poi ha pensato di mettere al mondo un figlio. È questa l'incredibile storia di Thomas Beatie, un americano di Portland, che durante il percorso per cambiare sesso ha mantenuto gli organi riproduttivi femminili e interrompere l'uso di testosterone per poter rimanere incinta. Nonostante l'ambiente della sanità si opponesse all'inseminazione artificiale, Beatie e sua moglie diventeranno genitori a luglio. L'ex donna, ora uomo, ha deciso di raccontare la sua inedita esperienza alla rivista gay, The Advocate. Thomas ha svelato che otto anni fa decise di diventare uomo, facendosi operare e iniziando una terapia di testosterone. Nessun intervento, invece, agli organi sessuali. Nel frattempo è diventato maschio anche per la legge e ha sposato Nancy, che è diventata sua moglie. La donna, però, non poteva avere figli e quando è arrivata la conferma di ciò, Beatie ha deciso di mettere al mondo lui stesso un bambino. Le difficoltà sono state notevoli perché nessuno voleva partecipare a questo "esperimento". Così la coppia ha deciso di acquistare dello sperma in modo anonimo. Dopo un primo tentativo andato male, finalmente Thomas è rimasto incinta di una bambina.
(GRECIA) - La polizia greca ha scoperto, all'interno di un convento di suore ortodosse, una rigogliosa piantagione di canapa indiana. Le piante, più di trenta, sono state coltivate da due misteriosi personaggi che si sarebbero offerti di lavorare gratuitamente come giardinieri.
Le monache, evidentemente poco pratiche di sostanze illegali, consideravano quelle piante al pari dei salici piangenti, dei banali “arbusti decorativi”. Le religiose ignoravano insomma che dalle infiorescenze essiccate si potesse produrre la marijuana.
Una soffiata ha però mandato in fumo il sogno dei due aspiranti giardinieri, ora ricercati. Il monastero, che si trova nel villaggio di Filiro, nei pressi di Salonicco, cerca ora nuovi volontari capaci di prendersi cura del loro giardino in maniera legale.
(AUSTRALIA) - I gatti di casa diventano sempre più simili agli esseri umani. Finora eravamo abituati a vederli fare i loro bisognini dentro le lettiere che ogni giorno dovevamo cambiare per evitare spiacevoli odori in giro per casa. Ma dall’Australia arriva una rivoluzione che cambierà per sempre la vostra vita e quella del vostro gatto. Ecco a voi il Bitter-Kwitter, il primo water per gatti! L’artefice di questa invenzione è l’australiana, Jo Lapidge. L’idea le è venuta in mente guardando il film “Ti presento i miei “, dove Mr Sfigatto era solito fare i suoi bisogni proprio nel water. Da adesso anche i nostri gattini potranno fare altrettanto. E in sole tre fasi, distinte dai colori rosso, arancione e verde. Allenare il vostro gatto a fare i bisogni nel water vi richiederà 8 settimane e tanta pazienza. Prima si mette il Litter Kwitter di fianco alla vostra abituale toilette. Dopo due settimane si dispone un cerchio rosso sul water, così che il micio faccia pipì lì dentro. Poi si passa a quello arancione e a quello verde. E il gatto, a questo punto, sarà educato a farla nel water. Il Litter Kwitter, con tanto di dvd di spiegazioni, è in vendita al prezzo di 39.99 sterline, pari a 56 euro.
(IRLANDA DEL NORD) - I mariti fannulloni nordirlandesi che non aiutano nei lavori domestici potranno essere portati in tribunale dalle mogli. Lo stabilisce il disegno di legge per la prima "carta dei diritti" dell'Irlanda del Nord, presentato alla commissaria per i diritti umani della regione, Monica McWilliams, che sarà sottoposto al voto del parlamento di Westminster. Anche in casa, la carta prevede il diritto a una pausa e a un limite ragionevole di ore lavorate. In base a questa carta, quindi, ciascun partner dovrà fare la sua parte nei lavori di casa. La legge, una delle clausole dell'accordo del Venerdì Santo, equiparerà poi le casalinghe a qualsiasi altro lavoratore e concederà loro il diritto di prendersi una pausa dai lavori domestici. "Tutti i lavoratori, inclusi coloro che lavorano in casa o in un impiego informale, hanno diritto a riposarsi, svagarsi, a fare una pausa e ad un limite ragionevole delle ore di lavoro", si legge nel documento. Secondo Austen Morgan, avvocato che ha curato gli aspetti legali del testo del Venerdì Santo, la clausola contro i "partner pigroni" potrà essere utilizzata da chiunque creda che i propri diritti siano stati violati tra le mura domestiche e "apre la possibilità per i partner separati di invocare questa legge nei casi di divorzio".
(MALESIA) - Un tempo per ingraziarseli si sacrificavano agli antenati cibo, monili e oggetti sacrificali. Oggi si porge loro anche la lingerie. Accade in Malesia dove sono state acquistate enormi quantità di reggiseno e perizoma, da offrire ai defunti durante il festival Qing Ming. Nel Paese orientale è opinione comune credere che i morti abbiano bisogno anche di biancheria intima. Secondo quanto riporta The Star, i cinesi bruciano monete false e modellini di beni materiali come frigoriferi, automobili, vestiti e scarpe, credendo che gli antenati ricevano realmente questi omaggi e li usino nell'aldilà.
(USA) - Prima ha deciso di diventare uomo, poi ha pensato di mettere al mondo un figlio. È questa l'incredibile storia di Thomas Beatie, un americano di Portland, che durante il percorso per cambiare sesso ha mantenuto gli organi riproduttivi femminili e interrompere l'uso di testosterone per poter rimanere incinta. Nonostante l'ambiente della sanità si opponesse all'inseminazione artificiale, Beatie e sua moglie diventeranno genitori a luglio. L'ex donna, ora uomo, ha deciso di raccontare la sua inedita esperienza alla rivista gay, The Advocate. Thomas ha svelato che otto anni fa decise di diventare uomo, facendosi operare e iniziando una terapia di testosterone. Nessun intervento, invece, agli organi sessuali. Nel frattempo è diventato maschio anche per la legge e ha sposato Nancy, che è diventata sua moglie. La donna, però, non poteva avere figli e quando è arrivata la conferma di ciò, Beatie ha deciso di mettere al mondo lui stesso un bambino. Le difficoltà sono state notevoli perché nessuno voleva partecipare a questo "esperimento". Così la coppia ha deciso di acquistare dello sperma in modo anonimo. Dopo un primo tentativo andato male, finalmente Thomas è rimasto incinta di una bambina.
Iscriviti a:
Post (Atom)