martedì 19 dicembre 2006

Intervista a Ninetto davoli

Sabato 9 dicembre si è tenuta a Perugia la decima edizione della manifestazione cinematografica Batik che ogni anno celebra il cinema d’autore italiano ed internazionale, dedicando la sua programmazione al cinema “nonvisto” o riscoprendo film o autori con nuovi e particolari punti di vista.
All’edizione di quest’anno hanno partecipato numerosi artisti tra cui spicca il nome del maestro Monicelli.
Uno dei film in visione quest’anno è stato “Il minestrone” di Sergio Citti (1981), con Roberto Benigni e Ninetto Davoli. Con quest’ultimo abbiamo avuto modo di fare quattro chiacchere per ricordare, nel centenario dalla nascita, il poeta perugino Sandro Penna.
Ninetto Davoli ha esordito giovanissimo con un grande esponente della cultura italiana del secolo scorso, Pier Paolo Pasolini. Il suo primo film è stato infatti “Uccellacci uccellini” di Pasolini, accanto al grande Totò.
Con Pasolini, Davoli ha sempre avuto un rapporto che andava al di là della semplice collaborazione artistica (è stato con Pasolini in 9 film), i due erano infatti ottimi amici.
Proprio negli anni dell’amicizia con Pasolini, l’attore ha conosciuto il poeta Penna di cui con grande gentilezza mi ha voluto raccontare.

Signor Davoli come ha conosciuto Sandro Penna?
Innanzi tutto devo dire che io o un’ammirazione enorme per quest’uomo che io ho conosciuto grazie a Pier Paolo Pasolini che una delle prime sera che io conobbi Pasolini venne a casa mia a cena accompagnato da Penna. Quella sera, devo essere sincero, non mi aveva fatto una grande impressione, anzi tutto mi sembrava tranne che il grande poeta che mi aveva descritto Pier Paolo. Poi però parlandoci ho trovato in lui una persona distinta, carina ed umana, insomma una persona semplice come spesso si dice. Ricordo che la cosa che conoscendolo meglio più mi fece veramente amare quest’uomo era il suo fantastico humour sulla vita.

Che uomo era?
Beh come dicevo era una persona fantastica semplice ma profonda allo stesso tempo, era anche un tipo un po’ strano. La sua casa era un casino, libri e quadri ovunque, io infatti un giorno gli chiesi come faceva a vivere in quella casa e lui mi rispose: “Ninetto questa è la mia vita”.
Era una persona che viveva di notte e dormiva di giorno, in quel periodo io e Pier Paolo uscivamo con lui ed Elsa Morante, anche lei una grande, ma lui aveva una marcia in più, aveva un humour più divertente che unito alla grandezza del poeta non poteva che fartelo amare.

Si ricorda qualche aneddoto che possa far capire che uomo era Penna?
Mi ricordo una cosa che mi fece tanto ridere per un periodo infatti ha avuto un cane, un cane lupo. Un giorno mi raccontò di essersi messo in testa di spiegare al cane che cosa era la noia, io gli chiesi quindi cosa aveva fatto e lui mi rispose: “Ho parlato con lui (col cane) per due ore, ed alla fine sai come mi ha risposto? Con un grandissimo sbadiglio”.

Quale era il rapporto tra Penna e Pasolini?
Pier Paolo amava molto la poesia di Penna, lo ammirava davvero tanto, pensava che si trattasse di un grande genio ed infatti me lo fece conoscere proprio per questo. Lo ha stimato ed amato da sempre.

Come lo definirebbe?
Naturalmente è difficile descrivere la persona di cui ti ho parlato con poche parole ma se dovessi definirlo concisamente io penso che si potrebbe dire che Sandro Penna era un uomo semplice e geniale allo stesso tempo.
Secondo lei il genio di questo poeta, di cui lei stesso mi ha parlato, è stato riconosciuto mentre era ancora in vita?
Fin che era in vita, io non ho visto un gran riconoscimento nei suoi riguardi, forse qualcosa c’è stato dopo la sua morte, comunque secondo me avrebbe meritato di più, avrebbero dovuto conoscere meglio la sua poetica geniale dando quindi più rispetto ad un poeta che secondo me è stato uno dei grandi del Novecento e che aveva qualcosa in più rispetto agli altri.

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