martedì 16 gennaio 2007

PIGNATTINI (ASSESSORE AL BILANCIO): «PER GARANTIRE LE ATTIVITÀ COMUNALI SONO NECESSARIE SEMPRE PIÙ RISORSE ECONOMICHE»

MAGIONE – «La tendenza generale è di additare gli Enti pubblici come soggetti, o contenitori, che sperperano i soldi dei contribuenti. Questa convinzione ormai diffusa, mal si sposa con le reali esigenze di modernizzazione di un paese, di una nazione qual vuol essere l’Italia» - è l’amara constatazione dell’assessore al bilancio del comune di Magione, Marco Pignattini, che riferendosi, in particolare, al suo comune dichiara: «Diversi sono gli interventi (opere pubbliche - manutenzioni), i servizi (assistenza sociale – scuole – sport – ambiente - vigilanza) e le attività (cultura – promozione – turismo) portate avanti finora come richiesto quotidianamente dai cittadini. Più volte mi è capitato di ricordare che per mantenere l’attuale livello raggiunto, per quanto ancora migliorabile, sono necessarie delle risorse che sono squisitamente di natura economica».
L’assessore precisa che: «Un Ente, quale il Comune, non funziona come un’azienda. Un’azienda si orienta al mercato e può decidere da un giorno all’altro anche una completa e totale riconversione operativa. Il Comune, nel tempo, è si cambiato, ma raggruppando in sé e divenendo il livello primario dell’erogatore di servizi ai suoi cittadini. Erogatore di servizi e fulcro delle dinamiche lavorative di un territorio attraverso gli investimenti, le opere pubbliche e tutte le iniziative volte a mantenere vivo il tessuto del volontariato, associativo, sportivo e culturale. Per questo fino ai primi anni ’90 lo Stato contribuiva, anche attraverso il pagamento a piè di lista, per il 70-75% dei costi. Il Comune integrava con circa il 25-30% di risorse proprie. Oggi con l’accrescere dei bisogni primari, più che con l’accrescere e con il modificarsi dei bisogni grazie alle conquiste sociali delle lavoratrici e dei lavoratori, la società necessita di maggiori risorse economiche. Ormai il Comune finanzia con risorse proprie l’80-85% delle sue spese. Il restante 15-20% proviene dallo Stato».
Secondo Pignattini, questa inversione ha comportato una maggiore responsabilizzazione dell’Amministratore comunale che spiega: «le vecchie abitudini del dire “sì” ad ogni richiesta si sono trasformate in programmazione e progettazione che ancora fatica ad entrare nella mentalità della burocrazia pubblica. Non è pensabile di appiattire la programmazione del Comune unicamente sulle sue disponibilità economiche, anche perché vi è una lauta parte assorbita dai servizi necessari e che contraddistinguono la nostra Amministrazione, quali l’asilo nido, le mense scolastiche, i trasporti scolastici, i servizi socio-assistenziali, il sostegno all’associazionismo al volontariato ed alle attività sportive, la promozione del territorio attraverso manifestazioni culturali e di valorizzazione dei prodotti tipici, gli investimenti in opere pubbliche, le manutenzioni delle infrastrutture e del patrimonio. Certo è che le risorse necessarie sono strettamente legate alla bontà delle scelte operate dagli amministratori; amministratori eletti dai cittadini ai quali è stato presentato un programma elettorale che è stato condiviso a larga, larghissima maggioranza».
In merito alle difficoltà che incontra un amministratore comunale del 2006, il rappresentante politico evidenzia il fatto che: «ci si sono messe delle norme – contenute nell’ultima finanziaria del Governo Berlusconi – che sono delle vere e proprie tagliole degne del più incallito dei bracconieri. Nella sostanza, pur contando nelle esigue disponibilità del Comune, la finanziaria ha impedito all’Ente locale Comune, l’ente più vicino ai bisogni dei cittadini, di esercitare la sua funzione di erogatore di servizi. Certo è che l’analisi può sembrare di parte, ma mi chiedo come mai in seno all’ANCI (l’associazione dei comuni d’Italia) il coro di protesta sia stato unanime contro tali decisioni.
Sicuramente oggi ci si trova a dover scontare un po’ di finanza allegra degli anni ’80. Certo è che non si può inibire l’autonomia di un Comune attraverso l’imposizione di norme capestro.
Le minoranze ci rimbrottano asserendo che non gestiamo con oculatezza le risorse, che stiamo sperperando i denari, che il Comune affonda nei debiti, che i bilanci che presentiamo non sono reali e che non corrispondono alla realtà.
Mi sento di tranquillizzare i cittadini, non perché i conti sono certificati dai Revisori dei conti nominati di comune accordo tra maggioranza e minoranza, ma semplicemente perché le risultanze contabili contengono nella realtà, e senza alcun artificio contabile, ciò che il Comune sta realizzando o partecipando a mantenere. Ciò che viene comunemente chiamato debito, sono gli investimenti infrastrutturali (pubblica illuminazione, strade, edifici comunali, scolastici e sportivi, manutenzioni straordinarie) che permettono di migliorare la vita dei cittadini. Ciò che si realizza non è frutto di una bacchetta magica.
Ad onor del vero, visto che la norma lo permette, a più riprese è stato chiesta alle minoranze di emendare il bilancio di previsione, ma oltre ai proclami di rito non abbiamo mai ottenuto una proposta alternativa con la sua copertura finanziaria e l’inserimento nel piano delle opere come prevede la legge. Più che l’aridità dei numeri, conta forse una sano ragionamento politico ed amministrativo. Non credo che i bravi siano tutti da una parte e gli stolti tutti dall’altra; ma una cosa è certa: non si può governare un territorio con le chiacchiere o con le false speranze o promesse. Questo impegno vale per i consiglieri di minoranza ed a maggior ragione per i colleghi tutti di maggioranza. Le scelte operate hanno sempre un carattere di collegialità e di confronto anche aspro (perché è segno di maturità) tra la maggioranza.
Le risorse finanziarie a disposizione per il prossimo anno 2007, non si scostano molto da quelle del 2006. Pertanto sarà necessario valutare con attenzione tutti i percorsi della formazione del documento programmatorio e finanziario del prossimo anno. Così come lo si è fatto finora aggiungendovi una maggiore responsabilità e maturità amministrativa».

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